Ecco la classifica dei bilanci: prima Safilo, sale la grande distribuzione

Sul podio Alì Group e Standa Commerciale (Billa). L'accelerazione di Maschio Gaspardo, Sit La Precisa e Stevanato Group

Da qualche anno a questa parte la parola d’ordine è ritorno al manifatturiero. Nel frattempo, però, i bilanci 2013 delle prime 500 aziende padovane per fatturato dicono che sul podio a rappresentare l’industria è rimasta una sola impresa. Si tratta di Safilo, che per il terzo anno consecutivo è leader per ricavi di Top 500. Alle sue spalle c’è la conferma di Alì Group, mentre per quanto riguarda il terzo posto il passato esercizio ha visto Standa Commerciale, ovvero i supermercati Billa, scalzare uno storico gruppo della manifattura come Carraro.

Leadership indiscussa. Il colosso dell’occhialeria rimane l’unica azienda con sede legale nella nostra provincia ad aver sfondato il miliardo di fatturato anche se rispetto al 2012 il giro d’affari è sceso da 1,17 a 1,12 miliardi. Calano anche la marginalità e l’utile che, a dicembre 2013, ha toccato i 15,9 milioni (31 milioni nel 2011). Il 2013 è stato un anno di svolta per Safilo visto che alla volta di ottobre il timone operativo della società fondata da Guglielmo Tabacchi è passato nelle mani di Luisa Delgado. E in questo senso è giusto precisare che il risultato operativo del gruppo è risultato penalizzato da oneri non ricorrenti, pari a 10,1 milioni, derivanti per 6,2 milioni proprio dal piano di successione al vertice avvenuto a ottobre 2013.

Cresce il commercio. Dietro continua l’ascesa impetuosa di Alì Group. La catena di supermercati creata da Francesco Canella mette a segno un nuovo esercizio contrassegnato dal segno più. Sono in crescita i ricavi, attestatisi a 924 milioni, margini e utile d’esercizio. Quest’ultimo, poi, è quasi da primato. Con 33,7 milioni, infatti, Alì è la seconda azienda padovana con i migliori guadagni dopo Fidia Farmaceutici (36 milioni).Già nel 2012 i supermercati di Canella avevano prepotentemente conquistato la ribalta con una crescita di fatturato che era risultata in grado di spingere il gruppo dalla quarta alla seconda posizione nella graduatoria per fatturato.

La novità di quest’anno si chiama Standa Commerciale, meglio nota ai più come Billa Italia. Ancora supermercati quindi, e in particolare la catena controllata dai tedeschi di Rewe. Rispetto ai 759 milioni di fatturato 2012, nel passato esercizio Billa ha guadagnato il gradino più basso del podio con 896 milioni di ricavi. Si tratta, forse, di una sorta di canto del cigno perché durante quest’anno è stato portato a termine il disimpegno del gruppo tedesco a Nordest attraverso la cessione dei propri punti vendita perlopiù a Conad. A fronte di ricavi di poco più bassi rispetto al concorrete Alì, è forse dal confronto dell’utile conseguito che si può rintracciare una spiegazione sull’addio dei tedeschi: 7 milioni contro, come detto, 33 milioni di Alì.

Tra i primi dieci. La manifattura torna a far parlare di sé con Carraro e Acciaierie Venete che si inseguono, rispettivamente, con 871 e 777 milioni di fatturato. Netta, però, la differenza per quanto riguarda l’utile: 2 milioni per il gruppo quotato di Campodarsego (che comunque è riuscito a tornare in “nero”) e 29 milioni per la società di Banzato. Stabile in classifica Serenissima Holding, la scatola della famiglia Chiarotto, sale Gottardo Spa (Acqua & Sapone, Prodet e Tigotà) che al termine dello scorso esercizio ha fatto segnare 542 milioni di ricavi (472 nel 2012) e un utile di 28 milioni. Torna a scalare la graduatoria anche Lando (altro esponente del commercio alimentari) mentre scivola Arneg.

Gli scalatori. Al top sul fronte degli exploit in classifica ci sono Maschio Gaspardo (dal diciannovesimo al sedicesimo posto in graduatoria) con 277 milioni di fatturato e 7 milioni di utile, Sit La Precisa che arriva al 18esimo posto (245 milioni, 8 milioni l’utile) e Stevanato Group che da ventiseiesima arriva alla 19esima piazza con i suoi 241 milioni di ricavi ma, soprattutto, gli oltre 23 milioni di utile.

Un 2013 in rosso. Guardando alle prime cinquanta aziende padovane e passando alle note un po’ meno liete vanno segnalate le perdite d’esercizio riportate da Sonepar Italia (vendita all’ingrosso di materiale elettrico) con un rosso da 38 milioni, gli oltre 20 milioni di perdita di Boscolo Group (alle prese con una delicata fase di ristrutturazione) e i 10 milioni di Morellato & Sector.

Le prospettive. Dopo un inizio d’anno piatto, secondo l’ultima indagine congiunturale di Confindustria Padova, nel secondo trimestre 2014 il sistema Padova ha fatto registrare una crescita annua dell’indice di produzione industriale del 2,1% confermando l’inversione di tendenza registrata dalla seconda metà 2013, sia pure discontinua. Il metalmeccanico tra i settori (+3,3%) e le imprese con oltre 50 addetti (+2,6%) vanno meglio della media. Recuperano i servizi (+2,4%), segni di vita dalle costruzioni (+2,6%), effetto del bonus ristrutturazioni. La variazione degli ordinativi su base annua torna positiva (+1,5%), dopo il ristagno in avvio d’anno. Per il 31,8% delle imprese padovane la visibilità sugli ordini non arriva a un mese, per il 24,2% supera i tre mesi. Le vendite in Italia, dopo due anni di flessioni ininterrotte, registrano il secondo dato positivo, +0,6% (dopo +0,4% a inizio anno). Più toniche le vendite all’estero, con una variazione annua molto positiva (+5%), estesa a tutte le dimensioni aziendali, e una performance segnatamente in crescita per il metalmeccanico (+6,6%) e per le imprese fra 10-19 addetti (+8,5%).

Le vie d’uscita. «Da un lato ci sono le piccole imprese ancora in forte difficoltà per la staticità del mercato interno e la minor capacità di sfruttare al meglio l’export, dall’altro le medie imprese che grazie all’innovazione registrano performance significative» commenta il presidente di Confindustria Padova, Massimo Pavin. «Dobbiamo far crescere questa manifattura d’avanguardia che può trascinare anche le Pmi e non rassegnarci a un orizzonte di crescita debole o piatta. Per farlo occorrono scelte di politica industriale orientate all’innovazione e uno choc positivo fatto di dosi massicce di investimenti, tagli selettivi ed equivalenti alla spesa corrente, una decisa riduzione del prelievo fiscale sulle imprese. Concentrare le azioni sulla competitività dell’offerta è l’unico detonatore per una più alta crescita».

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