Ecco lo squalo da F1 del Bo
Elena Lana al volante della MG0611 ad Hockenheim

LO SQUALO DEL BO. E’ il nome scelto per la vettura da «F1» progettata dagli studenti di Ingegneria che ieri l’hanno presentata con il preside Brunello e il prorettore Gnesotto Un miracolo della scienza
«Signori, ecco il nuovo squalo». Lo squalo è il simbolo del bolide, una monoposto, che gli studenti dell'Università di Padova progettano e costruiscono ogni anno dal 2006. Quella presentata ieri al Bo è una macchina di sesta generazione e i progressi fatti, come attestano contagiati dall'entusiasmo del team, (una quarantina di giovani) il prorettore vicario Francesco Gnesotto e il preside di Ingegneria Pierfrancesco Brunello, sono paragonabili a quelli che intercorrono nei passaggi antropologici dal pitecantropo di Giava all'Homo Sapiens. Anche l'attenzione ai costi, il lavoro in una stagione di smilze risorse ci porta ad un'altra metafora: un po' come costruire un grattacielo con i cotton fioc, rispettando le norme di sicurezza. Miracoli. «La vettura MG06 11 - spiega Niccolò Colombo, un ragazzo coordinatore del progetto - uscita da un lavoro di squadra iniziato a settembre, si presenta più leggera, più piccola e audace, più potente (89 cavalli erogati dal motore di derivazione motociclistica Honda 600), un'accelerazione fantastica (anche non si possono superare i 130 chilometri orari), della macchina precedente che aveva ottenuto un'eccellente performance nella scorsa stagione a Silverstone (XIV posto assoluto su 78 partecipanti e premio come Best New Comer). Il bolide 2010 è stato riprogettato: elettronica, freni, telaio, lo stesso assetto di guida è più confortevole». Questi risultati nascono da uno straordinario coinvolgimento: studenti di Ingegneria Meccanica, Aerospaziale, Elettronica, dei Materiali, Gestionale ecc. ma anche delle facoltà di Economia, di Giurisprudenza e del corso di laurea in Comunicazione. Perché i ragazzi del team non solo hanno progettato e costruito, ma sono responsabili anche della gestione economica (con la possibilità di realizzare 1000 esemplari l'anno), del marketing, della pubblicità che deve tener conto del prodotto e degli sponsor. La parte finanziaria è sostenuta dalla fondazione Cariparo, ma un contributo essenziale viene da OZ Spa di S.Martino di Lupari, impresa leader nella componentistica che ha attrezzato una factory in azienda per ospitare i ragazzi al lavoro. Ed è stato magico vedere la macchina prender corpo un po' alla volta, superare le difficoltà, risolvere i problemi con slanci di genio innovativo. Vicini ai giovani Giovanni Meneghetti, coordinatore del progetto Formula Sae e Stefano Giacometti, tutor aziendale. Il team è sportivo: si gioca per vincere, ma l'apporto scientifico è importante, si rileva un fall-out nelle tesi di laurea e nei dottorati, il contatto con l'industria suggerisce un nuovo approccio al lavoro. Non ci sono stati però crediti didattici legati alla partecipazione al team. I prossimi appuntamenti competitivi sono in agosto a Hockenheim e poi a Varano dè Melegari, pista della Dellara. Nel cortile nuovo del Bo la squadra fa siepe attorno alla macchina coperta da un telo rosso. Poi il vestito viene sollevato: è bellissima, aerodinamica, snella come una pantera, esteticamente pregevole. Il progetto formula Sae nasce negli anni '80 negli Stati Uniti, il protocollo è rimasto: bassi consumi, maneggevolezza, costi contenuti e un voto anche per l'estetica. Sale a bordo con un balzo, la pilota Elena Lana. Ma nessuna bandiera a scacchi, nessun schiocco di starter. Peccato.
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