Ecolando, 60 dipendenti rischiano il posto

SANT’ANGELO DI PIOVE. Per Tiziano e Nicola Lando, padre e figlio di Fiesso d’Artico titolari della “Ecolando srl” con sede a Sant’Angelo di Piove e Fossò, l’avvocato Stefano Marrone, loro difensore, ha già presentato ricorso al Tribunale del riesame che nei prossimi giorni fisserà la data dell’udienza. Intanto, il custode giudiziario nominato dall’autorità giudiziaria, l’ingegnere Vito Ardione, si è messo al lavoro. Nelle due sedi operative dell’azienda dei Lando, infatti, sono occupati una sessantina di dipendenti e se la Ecolando non riprenderà subito l’attività tutti rischiano il posto di lavoro.
Il custode giudiziario sulla carta dovrebbe semplicemente preservare i beni finiti sotto sequestro, ma trattandosi di un’azienda attiva, che soprattutto dà lavoro a numerose persone, è previsto che possa anche gestire l’attività, in questo caso si tratta di un ingegnere chimico che già si sarebbe occupato in passato di rifiuti. Dal momento dei due arresti e del sequestro sono passati appena sei giorni e c’è già chi teme per il futuro della Ecolando, certo non sarà facile ricominciare soprattutto per conquistare la fiducia di chi fino ad ora ha conferito i rifiuti pagando i Lando perché li gestissero in modo lecito, come del resto assicuravano, invece, almeno stando alle accuse, è accaduto che padre e figlio non facevano ciò che raccontavano. Ora toccherà all’ingegnere dimostrare che si può lavorare rispettando la legge.
Secondo il capo d’imputazione, avrebbero in particolare simulato l'attività di recupero al fine di modificarne il codice (il certificato europeo Cer) e in modo da poterli avviare in impianti di smaltimento o di recupero che altrimenti non avrebbero potuto accettarli; tutto questo per guadagnare molto di più, da un lato risparmiando sulla manodopera da utilizzare per il trattamento dei rifiuti, che appunto non avveniva, dall'altro evitando di spendere in tecnologia e macchinari, infine accogliendo una quantità maggiore di rifiuti che naturalmente i produttori pagavano come se poi davvero dovessero essere trattati. Invece, ingenti quantità di rifiuti sarebbero state destinate a smaltimento senza aver subito alcun trattamento preventivo. Inoltre, per coprire il traffico illecito, Lando padre e figlio avrebbero falsificato tutta la documentazione di accompagnamento dei carichi di rifiuti che uscivano dai loro centri di Sant'Angelo di Piove e di e Fossò.
Giorgio Cecchetti
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