Elio e le storie tese dentro il centrosinistra «Rischiamo di dare il Comune alle destre»

L’intervista
È stato segretario provinciale del Pci e segretario veneto del Pci-Pds nonché vicepresidente dell’assemblea di Palazzo Ferro-Fini. Ma nell’immaginario collettivo è ancora il “sindaco rosso” degli anni Ottanta, il protagonista di una stagione caratterizzata a Cadoneghe da una grande attenzione alle tematiche ambientali, all’architettura e all’urbanistica. Sicché quando Elio Armano, 74 anni il 4 aprile, dice la sua sulle vicende di un Comune che è sempre stato amministrato dal centrosinistra e che rischia di cambiare di segno, c’è da alzare le antenne.
Armano è preoccupato per il futuro di Cadoneghe?
«Beh, i dati delle Politiche del 4 marzo 2018 sono eloquenti. Il Pd è arrivato terzo, con il 20,5%, dietro al Movimento Cinque Stelle con il 28% e alla Lega con il 26%. Certo, una volta si diceva che un conto è il voto nazionale e un altro il voto comunale dove pesano i personaggi locali. Ma io temo il peggio».
Come mai ha deciso di prendere posizione?
«Io ho lasciato la scrivania di sindaco nel 1990, con un anno di anticipo sulla fine del mandato, perché ero diventato segretario provinciale del Pci-Pds e ritenevo i due incarichi “incompatibili”. In tutti questi anni non ho mai ritenuto di dire la mia sulle esperienze politico-amministrative che si sono succedute a Cadoneghe. Ma adesso la situazione è profondamente diversa. Si rischia di consegnare la guida del paese alle destre».
Il Movimento Cinque Stelle ha già scelto il suo candidato sindaco, Nicola Longo. La Lega ha inaugurato in pompa magna la sua sede elettorale. Il Pd, e più in generale, il centrosinistra, sembra in stato confusionale. Michele Schiavo, sindaco uscente, non ha ancora ottenuto l’investitura per tentare il bis.
«La colpa di Schiavo sembra quella di pensare con la sua testa, di voler rendere conto agli elettori dell’attività svolta durante il suo mandato e di non limitarsi a recitare il ruolo di banale scaldasedie».
Insomma, lei vede nero.
«Dopo di me hanno guidato Cadoneghe Alessandra Baldan, il compianto Adriano Baldin, Mirco Gastaldon e Michele Schiavo. In tutti questi passaggi i cittadini non hanno ritenuto d’interrompere una tradizione di concretezza, di partecipazione e di trasparenza. Un caso davvero unico, alle porte di Padova, se si pensa a tante amministrazioni che in questi anni sono state contrassegnate da dilettantismo».
Ma perché le varie anime del Partito democratico si stanno facendo la guerra?
«Preciso che non sono iscritto al Partito democratico e che non ho alcun incarico. A leggere le vicende che sono state rese pubbliche, non vedo dissensi clamorosi sui problemi della comunità. Colgo solo dei “distinguo” di carattere personale. Di questo passo, per il centrosinistra, è un suicidio annunciato.
Teme di più la Lega o il Movimento Cinque Stelle?
«Io non so dove gli altri aspiranti candidati sindaco si siano formati ed esercitati. La domanda dovrebbe essere: quale sarà la Cadoneghe del futuro? In municipio non ci si è mai limitati a gestire l’esistente. Quelli che ora sono in pista si trovano un Comune con una rete di servizi di prima qualità. Non vorrei davvero che il centrosinistra lavorasse per consegnare il paese nelle mani di chi invece non lo ha mai amministrato». —
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