Elisa canta in italiano e racconta l'amore finito male

La cantante Elisa 34 anni italiana di Monfalcone ma inglese dal punto di vista artistico i suoi album infatti sono tutti concepiti nella lingua di Shakespeare senza per questo tradire nulla delle sue origini giuliane
PADOVA.
Ancora una doppia data dell'Ivy tour porterà Elisa su un palcoscenico veneto. Dopo Venezia e Verona, il 29 e 30 aprile la cantautrice friulana sarà al Gran Teatro Geox di Padova (ore 21.15, biglietti ancora disponibili a partire da 28,75 euro) con due concerti differenti nel contenuto, perché diversi nello spirito. Venerdì l'Acqua, sabato il Fuoco, le due anime di Elisa, una sospesa, che porta nel mondo del sogno, l'altra concreta, che vuole rimanere nel tempo presente. Che poi tra i due fili della capacità creativa della cantante i confini si confondono, fino a sparire in qualcosa di sempre nuovo. «Negli ultimi anni ho voluto uscire dal concetto tradizionale di concerto. Questo processo è iniziato con il Mechanical Dream nel 2008, spettacolo musicale e d'immaginazione appositamente pensato per l'Arena di Verona ed è continuato con l'Heart Alive del 2010, partito da Conegliano, un racconto musicale. Ora ritorno ad una versione di concerto più classica, ma con momenti visivi importanti che vanno a braccetto con la musica, anzi quasi la completano. La scelta di distinguere nasce dall'esigenza di variare. E' la prima volta che io e i miei musicisti ci troviamo ad affrontare una tournée così lunga, 55 date, spesso due di seguito nella stessa città e ho cercato di sfruttare questa opportunità per dare valore ai miei due dischi acustici Lotus e Ivy, differenti, ma che mi rappresentano. Ivy è sognante, sospeso, celtico, con cori di bambini, è Acqua. Lotus è pulsante, più terreno, è caratterizzato da molto soul e musica black, con i cori gospel, è Fuoco. E per poter sondare, anche estremizzando, i due aspetti ogni concerto è contornato da video, foto, effetti che portano in scena la neve, il freddo da una parte o la terra rossa, il legno che brucia dall'altra». Elisa descrive il proprio lavoro con entusiasmo contagioso, come se si trattasse di un debutto. Un flusso di suggestioni che si ritrova nel modo che la cantautrice segue per comporre: «Non seguo una regola sempre uguale. Mi vengono in mente suoni, versi, riff, registro al volo le idee, anche usando l'iPhone, oppure scrivendo di getto. E' una corrente di idee, a volte rapida, a volte si ferma, anche per mesi. Ho accettato un tour così lungo per avere il tempo e il modo di scrivere e creare molto, grazie alle emozioni e suggestioni che provo quando vivo in viaggio, a contatto con il pubblico. E' una dimensione che mi permette di creare senza pressioni». Una corrente senza schemi ripetitivi che produce canzoni dirette e melodiche insieme. «Penso che tutti gli album siano caratterizzati dai singoli decisi o dal mercato o dalla casa discografica. Mi ritengo fortunata perché, quasi sempre, le canzoni che hanno spiccato sono proprio quelle che mi piacevano di più, per sincerità, per come sono nate. "Sleeping in your hands", il mio primissimo singolo, è ancora una delle mie preferite, lo stesso dico di "Electricity", "Broken", "Luce" o "Una poesia anche per te", un brano dedicato a mio nonno che mi dà sempre molta vertigine quando lo canto. "The Waves" forse non è arrivata come speravo, anche se la ritengo una delle canzoni migliori che ho scritto«. Inevitabile parlare di "Luce (tramonti a nord est)", prima canzone in italiano di Elisa, che svela un momento molto intimo della vita privata della cantante: «Parla della mia prima grande storia d'amore, finita causando un dolore enorme, una ferita di quelle che ti porti dentro per sempre, testo e video sono un dialogo aperto con la persona a cui è dedicata». Le canzoni di Elisa, come il doppio concerto, sono dense di simbolismo. «E' vero, anche se preferisco resti una caratteristica che notano gli altri, io preferisco viverle spontaneamente. Di certo la forza del simbolismo c'è e l'ho imparata ascoltando Jim Morrison, e leggendo Hesse, Kerouac, Pessoa, Kipling, persino paradossalmente da Bukowsky». Un percorso che non si ferma e che partendo dagli spunti memorizzati nel suo telefonino, si stanno già concretizzando in nuovi lavori: «Professionalmente le priorità sono finire questa incredibile tournée. Poi oltre il palco c'è la mia bambina che mi aspetta, mi dedicherò a lei».
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova
Leggi anche
Video