Eredità Conte, una perizia sul testamento

Lo ha deciso la Corte d’Appello: tutto daccapo nel processo a Cadore, erede di una fortuna milionaria
PIEROBON - LUCIANO CADORE PIEROBON - LUCIANO CADORE
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Si farà una perizia calligrafica: tutto è rimesso in discussione nel processo d’appello per il (presunto) falso testamento milionario che ha coinvolto nomi noti e meno noti di Padova, in una saga da soap. Non senza strascichi giudiziari ulteriori, visto che al primo sono seguiti altri due processi in primo grado, uno appena iniziato, l’altro in pieno svolgimento. Ieri davanti alla prima sezione della Corte d’appello di Venezia (presidente Giacomo Sartea) si è aperto il processo in secondo grado nei confronti di Luciano Cadore, 67 anni, l’ex maggiordomo-tuttofare miracolato con un'eredità da oltre 90 milioni di euro (una ventina dei quali sequestrati dalla magistratura). Eredità conquistata grazie a un testamento di una manciata di parole: «Nomino mio unico erede universale mio "figlio" Luciano Cadore». In calce la firma apocrifa (cioè falsa, secondo il giudice di primo grado) di Mario Conte, ricchissimo pellicciaio padovano morto vedovo e senza figli all’età di 91 anni il 13 ottobre 2008 nel suo appartamento in Riviera Mugnai, già datore di lavoro di Cadore. Quest’ultimo, il 3 dicembre 2013, era stato condannato in primo grado a 4 anni di carcere per falso e appropriazione indebita: secondo il giudice Elena Lazzarin, lui (un modesto appartamento in via Guerzoni a Sant’Osvaldo e una pensione altrettanto “ordinaria” con moglie a carico) aveva realizzato quel falso testamento per accaparrarsi il patrimonio milionario. Con la complicità di altri, forse: sarà l’esito dei processi in corso a dirlo.

Ora la svolta. Accogliendo l’istanza della difesa (il penalista Piero Longo e la collega Anna Desiderio), la Corte d’appello ha disposto di affidare una perizia calligrafica sul quel testamento ritenuto falso in primo grado sulla base delle consulenze tecniche della pubblica accusa (il sostituto procuratore Sergio Dini) e delle parti civili (alcuni parenti di Conte, oltre all’Oic, Opera Immacolata Concezione, l’ente che gestisce una casa di riposo per anziani al quale il pellicciaio aveva promesso un lascito, come alla onlus Cuamm-Medici per l’Africa). Il documento finito al centro della querelle giudiziaria non era mai stato esaminato da un perito super partes qual è quello nominato da un giudice: ecco perché l’istanza è stata accolta, rinviando l’udienza al 20 novembre prossimo, quando sarà affidato l’incarico alla dottoressa Ambra Draghetti di Bologna. Entro circa 90 giorni, l’esperta dovrà consegnare il suo rapporto. I giudici hanno anche ammesso l’audizione di un testimone, rispondendo a un’altra richiesta dei difensori: sarà interrogato in aula Antonio Calegari, amico di Cadore, sui rapporti tra quest’ultimo e il datore di lavoro fin dai tempi in cui l’imputato lavorava per la ditta del commerciante. Oltre 15 milioni di euro del patrimonio Conte sono finiti alle Bahamas: secondo la procura sarebbero stato fondamentale l’aiuto del commercialista Alessandro Castellini, a processo per riciclaggio e ricettazione davanti al tribunale di Padova. Non basta: negli ultimi tempi intorno a Conte (è sempre la procura a sostenerlo) sarebbe stato costruito un vero e proprio “muro” per controllare i suoi contatti. Sempre Cadore tornerà a processo davanti al tribunale padovano con il dottor Aldo Opportuno per concorso in corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio da parte di un pubblico ufficiale, ruolo rivestito da Opportuno nella qualità di medico del Servizio sanitario nazionale. Tra il maggio e l'ottobre 2008 (è l’accusa) il medico avrebbe ricevuto, sempre da Cadore, tra gli 800 e i 1200 euro al mese e avrebbe garantito l'assoluta capacità di autodeterminarsi del paziente, tacendo il fatto che fosse affetto da una patologia in grado di sminuire la sua piena capacità di agire. (cri.gen.)

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