Esposizione canina in Fiera: il business dell’accoppiamento vip

Un’overdose di occhi languidi e musi buffi. Al punto che verrebbe da aprire tutti i trasportini in cui sono confinati i duemila esemplari protagonisti dell’esposizione internazionale canina in Fiera, mentre aspettano di farsi cotonare, di sfilare o di esibirsi, e lasciarli liberi di essere semplicemente dei cani. Infangati e, all’occorrenza, pure un po’ puzzoni.
Centottanta razze: dagli energici Jack Russel, agli imperturbabili Pastori Maremmani, dai cani da salvataggio ai colleghi “ballerini”, dai “volontari” ai “velisti”. Ci sono i Basengi, che non abbaiano né guaiscono, i Flat-Coated Retriver «i Peter Pan dei cani, gli unici che ti abbracciano», come dice orgoglioso il padrone di quattro esemplari e i Blu Down, che dietro all’apparente flemma nascondono un fiuto da investigatore, l’unico con valore di prova nei tribunali americani.
Sono tutti belli: grandi o piccoli, pelosi o setosi, e per ogni razza c’è un padrone affine. «È nata per essere competitiva, non manca un raduno» dice il padrone di Kitty (scusandosi incredibilmente per il nome un po’ proletario che, una volta tanto, si esaurisce in due sillabe e non prevede né un “von” né un “de”) splendido esemplare di Samoiedo di 20 mesi, zerbinato sul tavolo da toelettatura «le manca solo un raduno per essere campione». Magari è pure vero che ognuno si diverte come vuole, cani compresi, e non a tutti piace correre dietro a una palla che poi in fondo non va da nessuna parte, ma è indiscutibile che la maggior parte dei cani preferirebbe stare altrove, lo garantisce Luca, in mostra con il suo Pepe, Pastore australiano di 10 mesi, entrambi contrariati da tanto chiasso. L’uno abbaia, l’altro spiega: «Attorno alle mostre c’è tanta passione ma anche tanto business, questi eventi migliorano il pedigree che diventa “spendibile” per gli accoppiamenti. E con la vendita dei cuccioli si rientra dei soldi spesi, magari anche qualcosa di più» garantisce «noi ripaghiamo Pepe della fatica di oggi con una bella passeggiata in montagna domani». Per molti una passione, per altri anche affari, quindi: si va dai 700 ai duemilacinquecento euro e in molti casi le femmine valgono di più. Non stupisce quindi di incontrare padroni, pur tracimanti amore, che ti sommergono con l’elenco di titoli e premi accumulati rincorrendo concorsi ed esposizioni in giro per il continente, da San Marino al Montenegro, passando per l’Ungheria e allungando sulla Francia. «Ci spingiamo fin dove ci porta la macchina» spiegano Tina e Gilberto da Rimini padroni di una strana coppia, Oli e Ratatuille, uno Spitz di Pomerania e un Collie Blue Merle «Noi non amiamo l’aereo, né tantomeno mettere i cani nelle stive. Adesso stiamo valutando se andare in Francia». Pochi passi più in là Dunkan, un lupo di Saarloos di due anni, tiene il basso profilo, infastidito dal guaito dei “colleghi” e per nulla esaltato dal fatto di aver appena strappato una serie di certificati di eccellenza. Sebbene il suo sguardo ricordi chiaramente il parente più selvaggio, Dunkan è tutt’altro che feroce e dà chiara l’impressione di non amare intrattenersi con la sua specie: «È schivo, si spaventa con gli estranei» spiega Angelo, il suo padrone. Vicino all’ingresso due Cocker Spaniel inglesi si riposano avvolti nei loro sgargianti scaldacollo: Coco, sei anni, ha abbandonato le sfilate e ora può permettersi il lusso di accompagnare la figlia Asia, 10 mesi, in attesa di esibirsi: «Così la piccola non si spaventa» spiegano Cinzia ed Erik mentre la cucciola pisola beata.
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