Violenze e umiliazioni alla moglie: marito condannato a 2 anni e 8 mesi

I fatti sono accaduti in un comune dell’Estense. Le sbatteva la testa contro il muro e le lanciava le forbici, botte se la cena non era pronta ad orario

Carlo Bellotto
Marito condannato a 2 anni e 8 mesi dopo le violenze alla moglie
Marito condannato a 2 anni e 8 mesi dopo le violenze alla moglie

Condannato a 2 anni e 8 mesi in abbreviato per maltrattamenti in famiglia. È la pena alla quale è stato condannato un padre di famiglia residente in un Comune della Bassa padovana.

Per il giudice, l’uomo sottoponeva moglie e figli a un regime di vita avvilente, caratterizzato da aggressioni sia fisiche che verbali, offese, umiliazioni e minacce, tanto da rendere impossibile e insopportabile la convivenza che si interrompeva nel settembre del 2024.

Diverse le contestazioni mosse all’indagato. Da poco dopo il matrimonio aveva manifestato la sua indole violenta e prevaricatrice, rompendo oggetti in casa – come la mensola in vetro del bagno –, gettando volontariamente dei liquidi in garage per fare un dispetto alla moglie, costretta poi a ripulire il tutto.

Nel 2006 lui le aveva sbattuto la testa contro il muro e le aveva persino lanciato contro delle forbici in ferro che fortunatamente non la avevano colpita. In una occasione le aveva pure pestato di proposito il piede sinistro, causandole una distorsione durante il tentativo di divincolarsi.

È un lungo incubo, quello descritto nel capo di imputazione, fatto di maltrattamenti, e articolato in due fasi. La prima è rappresentata dagli anni nei quali la coppia, marito e moglie, ancora reggeva; la seconda quella successiva alla separazione, che non avrebbe tuttavia fermato il marito.

Nel primo periodo, la Procura contesta veri e propri maltrattamenti fisici, come botte, per qualunque disaccordo, ma anche per il semplice fatto che la cena, sempre secondo le contestazioni, non fosse pronta entro l’orario stabilito dal marito. O anche schiaffi inferti alla consorte quando usciva con le amiche, o per presunte “mancanze di rispetto”.

Nella seconda fase, quando la donna, a quanto emerge dagli atti, aveva trovato un nuovo compagno e avviato la separazione, ci sarebbero stati soprattutto pedinamenti, minacce di morte, chiamate a raffica.

Una ulteriore imputazione, per un unico episodio, era quella di rapina: in una circostanza, infatti, per prendere il cellulare della ormai ex moglie, si sarebbe parato davanti alla sua auto per impedirle di partire, le avrebbe apertola portiera, preso il telefono e, quindi, lo avrebbe arraffato e portato a bordo della propria auto.

Con queste accuse, nella giornata di martedì scorso, l’uomo è comparso di fronte al giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Rovigo. Di concerto con il proprio difensore, ha scelto di essere processato con il rito abbreviato.

Si tratta di una forma di processo che consente, in caso di condanna, di ottenere uno sconto di pena pari a un terzo del totale; viene celebrato di fronte al giudice per le udienze preliminari, sostanzialmente “allo stato dell’arte”, cioè sulla base degli elementi raccolti nella fase delle indagini preliminari, senza introdurre testimonianze o audizioni di consulenti, salvo particolari eccezioni richieste dalle parti e ammesse dal giudice. 

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