Evo del Borgo, il nuovo frantoio

PETRARCA. Un investimento da 560.000 euro, per fare qualità. Senza compromessi. Con tre macine di granito pugliese fra le più grandi d’Italia e un impianto di imbottigliamento che consente il riempimento sotto vuoto, così da preservare l’integrità dell’olio. Il nuovo frantoio Evo del Borgo di Arquà Petrarca, realizzato dalla famiglia Callegaro nella corte di famiglia in via Fonteghe 17, oggi e domani si presenterà al pubblico dopo che in ottobre una tromba d’aria aveva rovinato l’avvio della raccolta e la programmata festa. Si presenterà aprendo le proprie porte alle visite (dalle 9 alle 19) per illustrare come nasce il proprio olio extravergine di oliva Dop, ma anche gli altri prodotti dell’azienda: dalla nuova linea di vini (fino all’anno scorso le uve venivano vendute), ai prodotti di cosmesi, ai cioccolatini realizzati in collaborazione con una ditta di Veggiano.
«Abbiamo scelto il week end delle Palme» dice Silvia, la titolare «perché l’olivo ne è il simbolo. Noi abbiamo 3.500 piante in produzione su 11 ettari in collina, presto ne pianteremo altre». Il frantoio era il sogno di papà Guerrino, un terzista con la passione quasi maniacale per l’olio. Che poi ha trasmesso pure all’altro figlio Roberto. L’investimento è stato importante. Il nome Evo, che gioca con l’età d’oro di Arquà (il Medio Evo), in realtà connota in gergo l’olio migliore. Sì, perchè l’intenzione dei Callegaro è di posizionarsi nella fascia qualitativa alta (prima produzione 843 litri di olio Dop e 1500 di olio “normale”), curando al massimo ogni fase della produzione: dalla raccolta, al taglio, alla frangitura. «I nemici dell’olio» spiega Silvia Callegaro «sono aria e calore. Le olive devono essere frante entro poche ore dalla raccolta e devono rimanere sotto le macine il meno possibile. Con il nostro impianto restano solo dieci minuti. Anche sotto le macine c’è granito, per ottimizzare la frangitura. Il taglio con dischi e non a martelli contribuisce poi a mantenere più bassa la temperatura della pasta, salvando i salutari polifenoli». La formazione in frantoio è stata curata da un frantoiano pugliese e da Alfa Laval.
Renato Malaman
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