«Fa più scandalo un paese che mormora»

Don Bizzotto: chi è senza peccato scagli la prima pietra
PADOVA. «Sbaglia chi pensa che siamo uomini speciali. Noi preti siamo figli di padri e di madri come tutti. Con gli stessi sentimenti e con le stesse reazioni. Viviamo all’interno della società e siamo inseriti nella stessa realtà di tutti gli altri». La puntualizzazione arriva da don Albino Bizzotto, 68 anni il prossimo 30 settembre, sacerdote dal 1963, fondatore e presidente di “Beati i costruttori di pace”.


«Bisogna capire - aggiunge don Bizzotto - se all’interno della Chiesa esistano dei corpi separati o se tutti i problemi di chi vive nella Chiesa debbano diventare i problemi di tutti. Insomma, i problemi della comunità. Quanto ai temi dell’affettività e della sessualità, i preti preferiscono di regola viverli im maniera nascosta e segreta. Mentre mormorano e si scandalizzano per gli altri. Io, francamente, preferisco chi ha il coraggio di parlare. E’ molto più scandaloso il fatto di parrocchie che mormorano sui loro preti che la scelta di dire le cose come stanno».


E allora, cosa succede all’interno della Chiesa, quando qualcuno confida una personale situazione di «disagio»? «Normalmente - sottolinea don Bizzotto - si elimina la persona e, in questo modo, si ritiene di eliminare il problema. E’ quello che succede per i separati e i divorziati in casa. Non si può nascondere però che esista un’emorragia di preti, anche perché non si ha il coraggio di affrontare direttamente il tema. Invece la scelta di dire la verità è positiva. Certo, il vescovo è sulla graticola, se io fossi lui avrei dei grossi problemi. Si trova ad affrontare una realtà che supera la legge».


Insomma, anche i preti possono innamorarsi? «Sicuro. Anzi, i sacerdoti sono molto più esposti perchè vivono in mezzo alla gente. La fedeltà è una caratteristica di Dio, noi umani invece ne combiniamo di tutti i colori. Chi è senza peccato scagli la prima pietra...». Qualche mese fa don Bizzotto ha dato un segnale forte ai separati e ai divorziati che vorrebbero potersi risposare in chiesa. Ha unito in matrimonio due amici non sull’altare come prete (i due non potevano sposarsi in chiesa), ma in municipio, facendosi delegare le mansioni di ufficiale dello stato civile. «Sì - ricorda - ho fatto il sindaco per un quarto d’ora. Sono convinto che non sia la cerimonia in chiesa che determina la realtà del sacramento dell’amore».
Argomenti:chiesa

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova