Falco, Dik e gli altri Restaurata la lapide che ricorda i ragazzi morti per la libertà

È stata sistemata e inaugurata ieri in via Moretto da Brescia Omaggio ai quattro partigiani uccisi a Padova dai nazifascisti  
TOME -AGENZIA BIANCHI-PADOVA- MONUMENTO AI CADUTI RSTAURATO ALL'ARCELLA
TOME -AGENZIA BIANCHI-PADOVA- MONUMENTO AI CADUTI RSTAURATO ALL'ARCELLA

Non bisogna dimenticare quelli che, durante la Seconda guerra mondiale, hanno sacrificato la propria vita per farci vivere oggi in un mondo di libertà, pace e democrazia. Queste le parole che, ieri, la presidentessa della Consulta Nord Etta Andreella, ha pronunciato davanti alla lapide, sottratta al degrado grazie a un restauro appena concluso, davanti alla nuova area in via Moretto da Brescia. La lapide ricorda quattro partigiani uccisi dai nazifascisti nel 1945, alla vigilia del 25 aprile.

Alla toccante cerimonia, in cui erano presenti tra gli altri due esponenti della polizia locale, l’ex consigliere comunale del Pci Franco Vanzan, Carlo Forner della Consulta Nord, Paolo Sanguin, nipote di uno dei partigiani trucidati, Graziano Frisiero, dell’associazione dei Lagunari ed Alessandro Bertocco, l’anima organizzativa del recupero della lapide di marmo, hanno preso la parola anche l’assessore alla cultura, Andrea Colasio, Luigi Tarzia, presidente della commissione sicurezza e Maurizio Angelini, ex preside del Gramsci, esponente dell’Anpi e grande conoscitore della storia della Resistenza. «Emilio Giubellini, detto Falco, di Parma e Armando Fruet, detto Dik, di Trento, furono barbaramente uccisi dai fascisti proprio in questo posto, davanti alla fabbrica Pessi Guttalin, il 22 marzo 1945. Erano scesi dalla montagne e venuti a Padova per cercare di liberare i partigiani rinchiusi nel Palazzo Giusti, in via San Francesco. Erano gappisti. Gli altri due, ossia i padovani Ubaldo Bertuola e Gino Sanguin, furono uccisi dai nazifascisti in un altro posto della città a ridosso dell’insurrezione armata del 25 aprile. Non dobbiamo mai dimenticarli perché se, dopo il 25 aprile 1945, abbiamo riconquistato la libertà e la democrazia lo dobbiamo anche a loro». L’assessore Colasio: «L’iniziativa ha dimostrato un profondo senso di comunità civica. La lapide ritrovata ci ha fatto ricordare anche la lotta generale che gli operai della Breda, della Snia Viscosa e della Stanga portarono avanti contro la barbarie nazifascista». Luigi Tarzia: «È un momento importante per ricordare tutti quelli che caddero per la rinascita dell’Italia e per il ritorno alla libertà ed alla democrazia dopo 23 anni di dittatura fascista». Alla cerimonia era presente anche don Mario Salmaso, parroco della chiesa di San Gregorio Barbarigo. —

felice paduano

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