Fallimento Merlo La Cestaro non può vantare altri diritti

CAMPODARSEGO. Bocciata la richiesta di costituzione di parte civile avanzata da una ditta trevigiana che voleva partecipare al processo in qualità di creditrice dell’imputato. Il motivo? Ha già...

CAMPODARSEGO. Bocciata la richiesta di costituzione di parte civile avanzata da una ditta trevigiana che voleva partecipare al processo in qualità di creditrice dell’imputato. Il motivo? Ha già percorso altre vie giudiziarie per ottenere ristoro del debito vantato con l’avvio delle procedure esecutive verso l’azienda fallita (di cui l’imputato era responsabile) e il riconoscimento della sua veste di debitore. La decisione è del giudice di Padova, Claudio Elampini, che ha accolto la richiesta di non ammettere la ditta trevigiana come parte civile come reclamato dall’avvocato Domenico Zanon, difensore dell’imputato. La vicenda si colloca all’interno di un contenzioso tra la Merlo Costruzioni srl di Borgoricco (fallita nel dicembre 2012) e la ditta trevigiana Cav. Cestaro Gustavo di Preganziol. Travolta dalla crisi, la Merlo Costruzioni, non era più riuscita a far fronte agli impegni economici assunti. È accaduto a tanti nel settore edile dove il massacro è stato totale. Ma la ditta di Preganziol non s’è accontentata di dare (legittima) battaglia sul piano civile, ottenendo un decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo (per 113.885,45 euro) contro il quale il destinatario (Merlo spa) non si è mai opposto (in questo caso il provvedimento corrisponde a una sentenza civile passata in giudicato). E non s’è neppure accontentata di aver (legittimamente) ottenuto la possibilità di insinuarsi nella procedura fallimentare.

La ditta trevigiana ha presentato una denuncia lamentando che l’impresa Merlo aveva ottenuto una serie di forniture tra l’ottobre 2011 e l’aprile 2012 per un valore di 113.,885,45 euro. Senza saldare il conto. Il pm Emma Ferrero apre un’inchiesta e nel registro degli indagati finisce il legale rappresentante della Merlo, Walter Merlo, 50 anni di Borgoricco, al quale è contestato il reato di insolvenza fraudolenta aggravata. Ieri l’inizio del processo poi rinviato al 29 giugno. E la clamorosa decisione perché – come sostenuto in aula dall’avvocato Zanon – la ditta trevigiana aveva già percorso altre strade per ottenere soddisfazione. E l’azione civile non può essere trasferita nel processo penale, se è già stata definita con un titolo che giustifica la pretesa del creditore: ovvero il decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo e l’ammissione al fallimento.

Cristina Genesin

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