Fallito il matrimonio con Cimolai e De Eccher

PADOVA. Dopo l’uscita di scena di Piergiorgio Baita, arrestato per la vicenda Mose, l’impresa Mantovani aveva cercato un accorso, una cessioni di quote, un rilancio. C’erano voci insistenti le due società di costruzioni Cimolai e De Eccher avessero intavolato nei mesi scorsi negoziati separati, in modo da esplorare il terreno che potesse portare a una acquisizione di quote consistenti dell'azienda padovana di proprietà di Serenissima Holding spa (società totalmente detenuta dalla famiglia Chiarotto), a sua volta socia nel Consorzio Venezia Nuova e impegnata, appunto, nella costruzione del Mose. Non se ne face nulla anche se uno studio era stato intavolato e pure molto dettagliato. Mantovani, secondo lo schema disegnato dal team di legali a fine primavera (lo studio Cortellazzo-Soatto), aveva proposto di cedere fino al 50% delle proprie azioni al Gruppo Cimolai, azienda di Pordenone specializzata in carpenteria meccanica. Compravendita che avrebbe dovuto coinvolgere, tuttavia, anche un’altra società della holding, la Fip Industriale. E proprio la Fip sarebbe stato il vero obiettivo sia di Cimolai che di Rizzani De Eccher: entrambe puntavano ad acquisire il know how dell’azienda di Selvazzano per utilizzarlo nei nuovi progetti e nelle nuove commesse anche all’estero. Non se ne fece nulla e ora è assai azzardato dire se un’eventuale acquisizione o nuova partecipazione, avrebbe potuto evitare la procedura di mobilità per molti dipendenti. Il quadro dell’edilizia è profondamente mutato e i cantieri sono diminuiti in modo consistente. La Mantovani è da oltre 60 anni leader nella realizzazione di infrastrutture, quali: opere marittime e portuali, strutture ospedaliere, opere stradali, infrastrutture logistiche, linee tranviarie di superficie, opere di edilizia civile, bonifica e recupero di siti inquinati e infrastrutturazione di grandi siti espositivi. L’ultimo bilancio consolidato si attesta dell’azienda conta su una produzione di oltre 445 milioni di euro. I risultati ottenuti sono merito della capacità imprenditoriale della famiglia Chiarotto e di un management di primo livello.
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