Falsi provini e foto hard a minori: condanna bis per uno studente dell'Università di Padova

Sette anni allo studente di Ingegneria Stefano Zuddas che deve già scontarne altri 17 per pedopornografia

PADOVA. Nuova condanna a 7 anni, 11 mesi e 10 giorni di reclusione per produzione e detenzione di materiale pedopornografico, inflitta ieri dal giudice per le udienze preliminari Stigliano Messuti a Stefano Zuddas, il 26enne studente di Informatica a Padova, condannato poco più di un mese fa da un altro giudice a 17 anni di reclusione, per pedopornografia e violenza sessuale in rete.

Processi che con il rito abbreviato – che accelera i tempi del giudizio, con un processo basato sugli atti a fascicolo – concedono uno sconto di un terzo della pena in caso di condanna.

i falsi provini

Accolte nella sostanza le richieste della pubblico ministero Elisabetta Spigarelli, che pure aveva chiesto una condanna a 10 anni. Il giudice ha riconosciuto un risarcimento all’unica giovane costituita in giudizio: 15 mila euro per lei e 8 mila a testa ai suoi genitori.

Oggetto del processo di ieri i primi tre casi di adescamento e violenza in rete, che poi hanno innescato l’indagine che ha già portato alla precedente condanna: fatti, quelli contestati ieri, che risalgono al 2015. Una storia inquietante.

Zuddas è accusato di aver adescato via social e poi ricattato decine di ragazze, tra cui anche minori, attirandole con la scusa si falsi provini.

Tranne due, appena maggiorenni, le altre erano minorenni. Nel corso dei due processi sono stati oltre trenta i capi d’imputazione che gli sono stati contestati per adescamento di minore, pornografia minorile, violenza sessuale (costringeva a compiere atti sessuali dietro minaccia) e diffamazione per aver pubblicato alcune foto delle sue vittime. Un vortice perverso nel quale le giovani donne si ritrovavano sempre più strette, oppresse anche dal senso di vergogna che impediva loro di reagire e denunciare. 


modello persecutorio

Zuddas – secondo la ricostruzione fatta dall’accusa – prometteva provini per concorsi di bellezza, poi quando arrivava la prima foto svestita della ragazza, la favola svaniva e arrivava la minaccia di renderle pubbliche, se lei non ne avesse mandato altre, ben più hard. Un modello persecutorio che, secondo l’accusa, ha messo più volte in scena: arrestato nel 2018 e poi scarcerato in attesa di processo (quello che si è svolto ieri), aveva quindi ripreso i suoi raggiri e ricatti in rete, finendo nuovamente agli arresti nel 2019.

Nella requisitoria di giugno la pm Spigarelli aveva sottolineato come Zuddas avesse dimostrato «un’elevata intensità del dolo e non merita alcuna attenuante». Lui, zitto davanti ad ogni accusa.




 

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