Fanton, solidarietà e altri 25 in mobilità

Un’altra crisi aziendale colpisce il Padovano. A fronte dei circa 70 esuberi che la Fanton Spa di Conselve ha annunciato ancora quattro anni fa, l’azienda, assieme ai sindacati, tenta la strada del...

Un’altra crisi aziendale colpisce il Padovano. A fronte dei circa 70 esuberi che la Fanton Spa di Conselve ha annunciato ancora quattro anni fa, l’azienda, assieme ai sindacati, tenta la strada del riassorbimento dei lavoratori tramite il supporto di alcune agenzie internali, contratti di solidarietà e 25 nuove posizioni di mobilità volontaria che si aggiungono alle 30 già aperte a partire dal 2011.

La società che produce cavi e materiale elettrico principalmente per l’edilizia soffre di una riduzione profonda di ordini e fatturato. Fin dall’inizio della crisi, però, azienda e sindacati erano riusciti ad attivare un contratto di solidarietà (le ore non lavorate erano pagate al 70% della paga base) che fino a ora aveva tenuto assieme le professionalità presenti in azienda. La situazione, nel frattempo, non è affatto migliorata e l’azienda ha scelto di proporre ai sindacati un nuovo percorso di mobilità volontaria per altri 25 lavoratori. «L’azienda sta tentando in tutti i modi di garantire livelli di occupazione il più possibile ampi – spiega Marco Galtarossa, segretario generale della Filctem Cgil «e già da qualche mese, in previsione di una nuova riduzione del personale, la proprietà è entrata in contatto con alcune agenzie interinali per proporre le professionalità che in azienda sono in sovrappiù ma che potrebbero essere appetibili per altre società».

Sono infatti almeno un paio le agenzie interinali del conselvano che stanno ad oggi cercando nuove soluzioni occupazionali per i circa 25 lavoratori che dovranno abbandonare la Fanton. «La situazione dell’azienda è obiettivamente pesante» dichiara Galtarossa «e tuttavia assieme alla proprietà stiamo cercando soluzioni alternative per evitare di trovarci di fronte alla gestione di 70 procedure di mobilità concentrate in pochi giorni con i costi pesantissimi per l’impresa (tra trattamento di fine rapporto e mobilità). Osserviamo in questo caso un atteggiamento nuovo e costruttivo che ci auspichiamo sia di esempio per i tanti che invece scelgono modalità spesso incomprensibilmente aggressive e dannose non solo per i lavoratori ma per le stesse aziende». (r.s.)

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