Fermava i passanti e leggeva il Vangelo

Parla del quasi coetaneo Toni Negri come di «un cattivo maestro che influiva sui giovani con la seduzione più che con la comunicazione» e continua dicendogliene quattro, pur con elegante distacco e cristallina analisi.
E’ lo scrittore Ferdinando Camon, 80 anni, che viene citato molto in scivolata nell’autobiografia di Negri. Giusto per la cronaca, il passo è questo: «Stava per divenire operativa a Padova una cellula di verifica della “strategia della tensione” o, se più vi aggrada, del “doppio estremismo”; in seguito comparirà un romanzo dello scrittore padovano Ferdinando Camon, “Occidente”, che tratteggerà un dualismo di attori dello scontro fra terroristi veneti: con grande simpatia nei confronti degli uomini della destra, prodotti della stessa potenza, uggiosa ma drammatica, della terra veneta strapazzata dall’emigrazione contadina e nutrita dalla nuova dignità degli esuli istriani; qualificando invece le donne e gli uomini della sinistra come intellettuali borghesi, viziosi nei loro agi e professori sofisticati nel loro egotismo».
«Ho difficoltà a trovare un punto negli scritti di Negri in cui dicesse: “va e ammazza”», ragiona Camon «ma lui è stato collegato a operazioni violente: c’è un salto tra i suoi scritti e le azioni che seguivano ai suoi scritti. E questo me lo spiego con la seduzione che operava su uno stuolo di seguaci pronti ad obbedirgli oltre le sue direttive». Ma continua: «In quel periodo da una parte c’era il movimento, anche responsabile delle gambizzazioni, che metteva in pratica direttive, genericamente indirizzate. Dall’altra, nasceva un gruppo chiuso, Prima Linea, che invece metteva in pratica ordini precisi e diretti. Negri era in bilico tra le due realtà. Ambiguo». E poi Camon aggiunge: «Trovo molto strano che uno così abbia potuto insegnare Dottrina dello Stato, nuocendo allo Stato, che sia stato candidato da un partito e che adesso prenda una pensione da parlamentare». Punto e chiuso.
Però. C’è un però. Infilzato come un San Sebastiano o idolatrato, raffinato intellettuale o cattivo maestro, pifferaio magico per più di una generazione o lucido testimone di una lunga storia, Toni Negri ha seminato fascinazione a piene mani nelle diverse fasi della sua vita. E anche Camon ne è rimasto “vittima”. Da giovane, molto cattolico e aderente all’Azione Cattolica, si racconta che Negri girasse per Padova con il Vangelo sotto braccio. Fermava ragazzi, studenti, leggeva un passo e poi chiedeva: «Queste righe sono importanti per te?». Coincidenza non deve essere se nel romanzo “Il canto delle balene” che Ferdinando Camon scrisse nel 1989, due universitari che si cercano e si rincontrano dopo 30 anni, brindano a whisky alla salute di coloro che fermano i passanti per leggere loro il Vangelo.
Alberta Pierobon
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