Rsa, mancano 700 e infermieri: «Molti operatori costretti a rinviare le ferie»

Nelle 43 case di riposo della provincia di Padova oltre 5 mila anziani hanno trascorso il Ferragosto assistiti da operatori sociosanitari, infermieri ed educatori. Mancano però 500 Oss e 200 infermieri

Elena Livieri
Ferragosto nelle case di riposo di Padova: carenza di personale, ma gli operatori non abbandonano gli anziani
Ferragosto nelle case di riposo di Padova: carenza di personale, ma gli operatori non abbandonano gli anziani

Un weekend di Ferragosto caldo, in cui chi ha potuto ha lasciato la città per andare in vacanza al mare o in montagna, mentre tanti altri sono rimasti qui. E molti di questi, semplicemente, non hanno altra scelta. Come gli anziani, oltre 5 mila, che vivono nelle 43 case di riposo della provincia di Padova. Per la maggior parte grandi anziani non autosufficienti che richiedono cure e assistenza continue.

E così accanto a loro, anche in questi giorni, c’è un esercito di angeli che non li abbandona: operatori sociosanitari, infermieri, fisioterapisti, educatori che svolgono con impegno e dedizione il loro delicato compito. E c’è anche una buona dose di sacrificio, non fosse altro perché solo per le strutture della nostra provincia sono almeno 500 gli operatori sociosanitari che mancano (3 mila nel Veneto), e 200 gli infermieri (1.500 nel Veneto). C’è poco da fare: chi rimane si deve sobbarcare i carichi di lavoro di chi manca all’appello degli organici.

Numeri che lasciano pochi margini: «Non so nemmeno quanti operatori in questi due mesi estivi hanno rinviato, accorciato o spostato le loro ferie, anche già programmate, per riuscire a far quadrare i turni nelle case di riposo dove lavorano» l’intervento di Roberto Volpe, presidente dell’Uripa, (Unione regionale Istituzioni e Iniziative pubbliche e private di assistenza), «e lo hanno fatto con grande senso di responsabilità e attaccamento al loro lavoro nonostante siano dei perfetti invisibili per la politica e gran parte della società. Svolgono un lavoro fondamentale» incalza Volpe, «e lo sarà sempre di più dato che se oggi abbiamo 370 mila over 80 nella nostra regione, nel 2050 ne avremo 680 mila. Ma di questo chi ne parla? Nel dibattito politico, anche in vista delle prossime elezioni regionali, qualcuno si sogna di inserire il tema anziani nella sua agenda?».

Per il presidente Uripa non è solo questione di gestire i numeri: «Una popolazione così anziana ha un impatto sull’economia sociale e reale devastante» rileva Volpe, «i prossimi anziani saranno i boomer, tantissimi dei quali vivono da soli e i figli sono pochi: moriranno in solitudine nei loro appartamenti e magari verranno trovati dopo giorni. Questo è purtroppo l’orrendo scenario che ci aspetta e la politica ha solo in mente il consenso immediato. Si parla tanto di ridurre le liste d’attesa negli ospedali senza tenere conto che, molto semplicemente, gli anziani sono grandi consumatori di prestazioni sanitarie. E allora come si pensa di ridurle?». Uno scenario che dovrebbe preoccupare chi si occupa di programmazione, con l’ardire di gettare lo sguardo un po’ più in là della scadenza elettorale.

Ed è lo stesso Volpe a intravedere le premesse di quello che potrebbe essere un futuro nuovo e migliore per la schiera di addetti alla sanità e all’assistenza: «Sappiamo che l’intelligenza artificiale nei prossimi anni brucerà un sacco di posti di lavoro, ma sicuramente fra questi lavori non ci saranno quelli di oss, infermieri, educatori, terapisti riabilitatori» osserva, «allora mi chiedo: perché la politica non investe su queste professioni? Perché oggi un giovane che lavora come oss in una casa di riposo deve quasi vergognarsene dal momento che non gli viene riconosciuta alcuna dignità professionale? La politica deve mettere risorse, dare valore al mestiere. Se fosse già stato fatto, sicuramente non ci troveremmo oggi nella difficile situazione in cui versano la stragrande maggioranza delle Rsa di tutto il Veneto con buchi di organico pesantissimi».

Condizione, per altro che vivono anche gli ospedali, non solo per la carenza di oss e infermieri ma anche di medici specialisti. Se le strutture tengono il merito è di chi ci lavora: «Con o senza tutto il personale necessario» sottolinea Volpe, «nessuna struttura si esime dal garantire tutti gli standard richiesti per l’assistenza ai nostri anziani. A tutti gli operatori delle Rsa va il mio plauso, sono loro al fronte e sono loro che anche in questi giorni difficili dove tanti familiari sono via, stanno vicini agli anziani mentre la politica e la società civile sono lontanissime, disinteressate, salvo svegliarsi quando approviamo i bilanci e magari c’è qualche aumento delle rette: solo in quel caso diventiamo oggetto di discussione, anzi, di critica per lo più fine a se stessa». —

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova