Ferrara: l'ozonoterapia non ha effetto doping
La sentenza arriverà solo il 19 settembre, ma quella di ieri è stata un'udienza decisiva nel filone processuale che vede imputato Enrico Lazzaro, medico aponense su cui pende il reato di doping. Con lui, ad essere accusati ci sono quattro atleti e i genitori di una nuotatrice padovana, che all'epoca dei fatti era minorenne. Secondo l'accusa, Lazzaro avrebbe praticato agli atleti l'ozonoterapia con emotrasfusione, con il chiaro obiettivo di ottenere effetti dopanti. Ieri il giudice Linda Arata e il pm Benedetto Roberti hanno ascoltato la disquisizione del dottor Sante Davide Ferrara, consulente legale voluto dall'avvocato Alberto Toniato, difensore della famiglia della nuotatrice. Ferrara è direttore dell'istituto di medicina legale di Padova. «Non si può dire che l'ozonoterapia sortisca un effetto-doping in quanto la tesi non è supportata dalla comunità scientifica. Nel caso specifico dei rapporti tra Lazzaro e la nuotatrice, con l'ozonoterapia praticata nella ragazza non si è ottenuto effetto-doping, visti i modi e le tempistiche occasionali delle varie sedute». La ragazza è stata sottoposta al trattamento solo in cinque casi spalmati in quattro mesi, e comunque lontani dalle gare. Secondo la difesa, l'ozonoterapia sarebbe stata effettuata per curare una dermatite. Ferrara ha tuttavia sottolineato come «non esiste alcuna evidenza scientifica per cui l'ozonoterapia serva a curare la dermatite». Il profilo ematico raccolta da Ferrara sulla ragazza smentirebbe le quindici somministrazioni di ferro per via endovenosa con acido folico, sostenute dall'accusa. (n.c.)
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