Fidanzati morti, il risarcimento aiuterà i bambini di Chernobyl

Continua il processo per omicidio colposo per un vicentino e un piazzolese: nell’incidente persero la vita Valentina Sanavia di Corte e il fidanzato. I familiari impegnati nella solidarietà 
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PIOVE DI SACCO. La sentenza arriverà in giugno ma intanto il processo continua. Ed emerge un particolare toccante: il risarcimento già ottenuto è stato destinato a fini solidali.

L’altro ieri in Tribunale a Vicenza si è tenuto, davanti al giudice Elena Garbo e al pubblico ministero Luigi Salvadori, il processo a Francesco Bertoncello, 27 anni di Grumolo delle Abbadesse (Vicenza) e ad Angelo Antonello, 54 anni di Piazzola sul Brenta. I due imputati, difesi dagli avvocati Stefano Menti e Paolo Marangoni, sono accusati di omicidio colposo.

I due erano al volante delle auto che hanno causato l’incidente che ha spezzato la vita di Derrick Pegoraro e Valentina Sanavia, 26 e 22 anni, coppia residente a Grumolo. Valentina, diplomata al “Selvatico” di Padova e di professione orafa, era originaria di Corte di Piove di Sacco e si era trasferita da poco nel Vicentino per convivere con il fidanzato. Era l’8 agosto 2013 quando la coppia perse la vita in sella ad una Ducati Monsterdark, poco lontano dal centro di Grumolo. L’impatto che spezzò le due giovani vite avvenne in seguito ad un tamponamento: la moto centrò la Mercedes Classe A di Antonello, costretto a frenare per evitare l’Alfa di Bertoncello che proveniva dal senso opposto e stava concludendo un sorpasso.

Questa, almeno, è la dinamica che sarà appurata nel corso del processo, la cui sentenza è prevista a giugno. Nel corso del processo i genitori di Pegoraro hanno voluto condividere una scelta, fatta per onorare la memoria del figlio scomparso più di quattro anni fa e della sua fidanzata: «Abbiamo deciso che Derrick e Valentina continuino a vivere. Lo faranno con i bambini di Chernobyl. Oggi ne ospitiamo tre, Denis, Valeria e Veranika, e vogliamo continuare ad aiutarli. Per questo il risarcimento che abbiamo ottenuto lo destineremo a loro e ad alcuni progetti che stiamo preparando per gli studenti della scuola dove mio marito insegna».

Nel processo di martedì sono usciti di scena i genitori di Derrick, parte civile con l’avvocato Michele Grigenti (quelli di Valentina erano stati già risarciti), e con loro i responsabili civili, le compagnie assicurative Cattolica e Reale Mutua, perché la famiglia Pegoraro ha accettato il risarcimento, nell’ordine di alcune centinaia di migliaia di euro.

«Lo abbiamo fatto perché ogni udienza ci rinnovava il dolore. La giustizia ha tempi troppo lunghi per noi» ha sottolineato la mamma di Derrick, Manuela Zanettin. «Se le compagnie hanno deciso di risarcirci significa che avevamo ragione a chiedere verità».

Il riferimento è al fatto che inizialmente la procura aveva chiesto l’archiviazione; i genitori si erano opposti e il giudice aveva ordinato l’imputazione coatta. Martedì il giudice ha concesso alle difese la possibilità di compiere indagini difensive: l’avvocato Marangoni si avvarrà di un consulente per dimostrare l’innocenza di Antonello.

Per riaprire il caso era stata decisiva la “superperizia” di parte depositata dalle famiglie. Uno studio, redatto dall’ingegner Paolo Lista di Thiene e dal docente di Psicologia del traffico della Cattolica di Milano, Roberto Breda, arrivato a conclusioni diametralmente opposte rispetto a quelle stilate della Procura a conclusione delle indagini.

Anche grazie al risarcimento la famiglia Pegoraro si è dedicata alla solidarietà, accogliendo i tre bambini bielorussi e avviando una serie di percorsi di crescita e condivisione, nel ricordo del figlio e della sua fidanzata, che sono stati strappati a mamma e papà in quel terribile pomeriggio d’agosto del 2013.

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