Figli in carcere dal papà visite tra lacrime e giochi

Telefono Azzurro gestisce al Due Palazzi tre ludoteche, luoghi d’incontro speciali Concetta Fragasso: «Aiutiamo i detenuti a entrare in confidenza con i figli»
Di Alberta Pierobon
PD 01 agosto 2006 Detenuti usciti dal carcere. (GENESIN) - Uscita detenuti dal carcere (GENESIN)
PD 01 agosto 2006 Detenuti usciti dal carcere. (GENESIN) - Uscita detenuti dal carcere (GENESIN)

«Oggi ho visto due mani toccarsi attraverso il vetro di una porta "pesantissima". Le mani erano quelle di una bimba speciale e del suo papà. La porta che li divideva, dopo due ore passate insieme all'interno di una ludoteca, quella di un carcere. Mi sono sembrati davvero una cosa sola, come se non esistesse nessun altro dentro quella ludoteca, come se non ci fossero agenti ad aspettarli per portarli via, una a casa e l'altro in cella. Mi sono sentita piccola piccola a guardarli». È Ambra a raccontare, una dei 50 volontari della sezione padovana di Telefono Azzurro che, coordinati dall’inesauribile passione di Concetta Fragasso, 55 anni, operano in carcere accogliendo padri e figli piccoli in tre ludoteche, una al penale e due al circondariale.

«Mi piace sottolineare» spiega Concetta «lo spirito di collaborazione in atto con la direzione e gli educatori che spesso ci chiamano ad aprire la ludoteca anche in orari non in calendario per incontri "speciali". Ci capita di assistere ad incontri con padri che non vedono da anni il loro bambino. Bambini che vengono accompagnati dall’assistente sociale. Bambini che hanno il padre detenuto a Padova e la madre detenuta a Venezia».

Bambini per i quali la normalità del carcere è una mesta sala colloqui e la mamma che parla con il papà. Loro spesso se ne stanno in un angolo: magari sono piccoli e quel padre l’hanno visto poco, non c’è confidenza, non c’è storia da riallacciare. C’è solo tutto da costruire. Ma le forze di un piccolino, quelle di un uomo ingabbiato e quelle di una donna che sola si porta un mondo sulle spalle, non bastano. Rimangono le distanze e i silenzi, fondi come voragini. Ecco il senso delle ludoteche. Un luogo protetto, allegro, dove persone formate fanno da ponte attraverso un gioco, un racconto, un’attività, tra i padri e i bambini; un luogo dove i sentimenti hanno spazio per sciogliersi e ossigeno per crescere.

«Molte mamme ci dicono che portano in carcere i bambini solo perché c'è la possibilità di usare la ludoteca per gli incontri. Questo ci dà la forza e l'entusiasmo di continuare sempre con più impegno» continua Concetta. «Mi piace ricordare una bimba che ormai è cresciuta e che io personalmente ho accompagnato al primo incontro con il padre detenuto. Un ragazzo credo tunisino che non conosceva la bambina che era accompagnata da assistente sociale e educatrice. I pianti delle prime volte e le timide proposte di un giovanissimo padre che voleva avvicinarsi a sua figlia. I primi incontri li ho assistiti io, poi la bimba pian piano ha familiarizzato con il papà ed ora, a distanza di anni, hanno un bel rapporto. In questo caso la nostra presenza e la nostra bella ludoteca hanno fatto un lavoro unico e speciale». Come ogni anno, Telefono Azzurro organizza la festa del papà in carcere: ieri al penale i detenuti hanno potuto incontrare le famiglie, e potranno farlo anche domenica prossima, in uno spazio quasi “normale”, l’enorme grigia palestra, con i clown dell'associazione Montà Attiva, gli scout del gruppo Neruda, le pizze dell’associazione Piccoli Passi e i dolci di Iperlando di Camin. Un'ultima festa sarà organizzata al Due Palazzi circondariale lunedi 20 marzo.

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