Filippi, il titolare della NewCo a processo per bancarotta

L’imprenditore rilevò il marchio fallito nel 2013, ma 2 anni dopo la nuova società era già al capolinea con 3 milioni di buco: per la Procura fu una frode, non un caso
BELLUCO.SCIOPERO DITTA FILIPPI SAN GIORGIO DELLE PERTICHE
BELLUCO.SCIOPERO DITTA FILIPPI SAN GIORGIO DELLE PERTICHE





Nasce sulle ceneri della Filippi srl – l’azienda con sede ad Arsego produttrice di forni a incasso di qualità, fallita nel 2013 dopo un tentativo di concordato finito male tanto da lasciare sulla strada 234 i dipendenti – il processo che si aprirà davanti al tribunale di Padova il prossimo 24 giugno. Sul banco degli imputati, per una bancarotta fraudolenta da quasi 3 milioni di euro, Hesham Elhagaly Aly Ahmed Aly, 46enne imprenditore di origine egiziana (all’epoca dei fatti residente a Camposampiero, difeso dall’avvocato Roberto Lancellotti) che avrebbe dovuto salvare la new co (new company) derivata proprio dalle ceneri di Filippi, la Filippi Evo Cooking srl. Ma pure quest’ultima è finuita nel tritacarne della crisi ed è fallita con sentenza pronunciata dal tribunale di Padova il 27 maggio 2015.



Le accuse contestate sono di bancarotta fraudolenta aggravata per tre diversi episodi. Elhagaly è stato amministratore unico di Filippi Eva Cooking srl dal 9 novembre 2012 al 9 maggio 2013 con la delega a operare anche sul conto corrente della ditta acceso nella filiale padovana di Hypo Alpe Adria Bank. Secondo la procura tra il 2012 e il 2013 avrebbe fatto sparire 1.831.289 euro dai conti dell’impresa tramite pagamenti a favore di Bin srl (fondata nel 2010) a saldo di fatture emesse da quest’ultima ditta con giustificazioni troppo generiche. Giustificazioni come servizi commerciali e amministrativi non specificati o addirittura pagamenti anticipati per prestazioni future. Deve pure rispondere di aver distratto 630 mila euro mediante due pagamenti a Prestige Worlwide Real Estate Limited avvenuti in due tempi (300 mila euro saldati il 19 giugno e altri 330 il 9 luglio sempre del 2013). E ancora di aver distratto macchinari venduti a Filimatic Group Italia srl (di cui era amministratore unico) e, da questa, ceduti a Tecno spa come risulta da una fattura del 31 luglio 2014 mai saldata dall’acquirente.



Fin dal 2012 Filippi era entrata in una crisi che si è rivelata senza via d’uscita. Crisi scandita da riduzioni dello stipendio e cassa integrazione. Nel 2013 la cessione di un ramo d’azienda (la produzionedi forni da cucina) a Bin srl amministrata da Agostino Campo Dall’Orto e, quanto al resto, tutto va in concordato. Nel 2013 l’imprenditore egiziano arriva a tentare il salvataggio di Filippi srl acquisendo quello che rientra nel concordato: già conosce bene l’azienda avendola seguita nei Paesi arabi per quanto riguarda il commerciale. È promessa l’iniezione di tre milioni di euro: l’imputato dice di aver messo la sua parte; Bin (è la sua difesa) non l’avrebbe fatto. Campo Dall’Orto, accusato di aver concorso nel primo episodio di bancarotta, è già uscito di scena con un rito alternativo. Poi nemmeno il concordato funziona e pure Filippi srl fallisce. —

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