Finanza al Bacino Padova 4 per 2 milioni di euro fantasma

Perquisizione nella sede piovese del consorzio rifiuti, che è in liquidazione Domani in tribunale ci sarà lo scontro con il Padova Sud sul decreto ingiuntivo 
STIEVANO - BASE DI SANSIRO A BAGNOLI DI SOPRA - 04/11/2016 - VISITA DI MATTEO SALVINI ALLA BASE.NELLA FOTO : SIMONE BORILE RESPONSABILE DELLA COOPERATIVA.PH ZANGIROLAMI
STIEVANO - BASE DI SANSIRO A BAGNOLI DI SOPRA - 04/11/2016 - VISITA DI MATTEO SALVINI ALLA BASE.NELLA FOTO : SIMONE BORILE RESPONSABILE DELLA COOPERATIVA.PH ZANGIROLAMI
PIOVE DI SACCO. Padova Tre è fallita ma gli strascichi giudiziari e i filoni di indagine sul sistema dei rifiuti tra Piovese e Bassa padovana sono tutt’altro che archiviati. Anzi, sembrano aprirsi nuovi fronti. Nei giorni scorsi la Guardia di finanza ha fatto visita alla sede piovese del Bacino Padova 4, consorzio in liquidazione che fa il paio con il Padova 3 (da non confondere con la defunta società Padova Tre srl) per acquisire tutta la documentazione relativa ai presunti “costi sospesi” per oltre due milioni di euro – il Padova 3 ne aveva per oltre 5 milioni – trasferiti, per un totale di 8 milioni, al Consorzio Padova Sud. Ente, quest’ultimo, che dal 2013 ha assorbito le funzioni e le poste attive e passive dei due Bacini in liquidazione. E che a sua volta avrebbe dovuto trasferire il tutto al neonato Consiglio di bacino, unico ente previsto dalla legge regionale (la 52 del 2012) per il controllo sulla gestione del servizio rifiuti. Ebbene, proprio quest’ultimo, unico titolato ad “agire” e magari a iniziare a mettere un po’ di ordine tra le macerie lasciate da Padova Tre, è di fatto ancora paralizzato. E il nodo sono (anche) quegli otto milioni di euro. Il presidente del Consiglio di bacino, Lucia Pizzo, vice sindaco di Piove di Sacco, si oppone alla richiesta del presidente del Padova Sud Alessandro Baldin di accollarsi quei “costi sospesi”. Sia Pizzo che Baldin sanno bene che dietro quegli otto milioni non c’è un bel niente. Erano stati “mascherati” da crediti da riscuotere, che però non ci sono. A inserirli nei bilanci sotto la colonna dei crediti erano stati i due ex presidenti e poi liquidatori dei due Bacini, Stefano Chinaglia per il 4 e Simone Borile per il 3. Gli stessi che sono saltati all’epoca da quelle poltrone a quelle della società Padova Tre, Chinaglia alla presidenza e Borile alla vice presidenza (quest’ultimo si era assicurato anche la presidenza del Padova Sud).


Ora si affaccia un nuovo appuntamento: domani in tribunale a Padova, ci sarà l’udienza per l’opposizione che il Padova Sud ha presentato contro il decreto ingiuntivo che a suo carico ha fatto il Bacino Padova 4 chiedendo che vengano pagati i 65 mila e rotti euro non versati per il suo personale, di fatto un’impiegata. Mentre il personale del Padova 3 è stato trasferito al Padova Sud, quello del Padova 4 è rimasto per anni, e di fatto è ancora, nel “bussolotto” vuoto in attesa che fosse attivato il Consiglio di bacino dove per legge doveva essere trasferito. Secondo il Padova Sud quei soldi non sono dovuti, perché vanno “scontati” da quel “buco” di otto milioni rifilato sotto la voce di costi sospesi. Deciderà il tribunale.


Resta lo scenario: due Bacini in liquidazione a zero attività di cui si pagano personale e sede (gli ultimi stipendi dell’impiegata del Padova 4 sono stati saldati consumando il suo tfr e il bacino è in morosità con gli affitti) e per cui solo da qualche settimana la Regione ha nominato un commissario per portarli finalmente a chiusura, un Consorzio Padova Sud che dopo il fallimento di Padova Tre ha ceduto tutte le funzioni all’Ati fra Sesa spa, De Vizia Transfer spa e Abaco spa cui fa capo la concessione del servizio rifiuti e di fatto non “produce” nulla. Ma continua a beneficiare del mezzo milione di royalties, sempre pagate dai cittadini, per il suo funzionamento. L’unico ente che dovrebbe funzionare per legge, il Consiglio di bacino, è impossibilitato a farlo proprio dalla resistenza del Padova Sud. Con buona pace della maggioranza dei sindaci.


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