Finco al Top 500 Padova: «Nessuno si salva da solo»

PADOVA. «Finalmente ci siamo» dice il presidente di Confindustria Padova, Massimo Finco. L’evidenza sta, in primis, nei bilanci delle prime 500 imprese della provincia di Padova scandagliati da Antonio Parbonetti dell’Università di Padova e Nicola Anzivino di PwC.

La crescita si consolida e inizia ad assomigliare, finalmente, a una macchia d’olio. In grado, quindi, di espandersi. Ma «nessuno si salva da solo» ha ammonito Finco.
«Abbiamo bisogno di un territorio competitivo. Oggi sembra ci siano le condizioni necessarie per il rinascimento di Padova, ma questa non può assolutamente diventare l’ennesima occasione persa. Perché sarebbe l’ultima».
Grande alleanza. La presentazione del rapporto Top 500, curato dal dipartimento di Scienze economiche del Bo e PwC in collaborazione con il mattino di Padova e Confindustria Padova, è diventa così l’occasione per tracciare una rotta che non ammette più deviazioni o battute d’arresto.
«C’è bisogno di una grande alleanza trasversale, una partnership pubblico-privato che mobiliti coscienze e saperi, etica e legalità, profit e no profit. Bene il metodo del dialogo, ma adesso serve capacità di decidere» ha detto Finco dal palco della fiera di Padova. Il motivo?

«I principali investimenti pubblici e privati sul territorio, nell’arco di un decennio mobiliteranno 1,2 miliardi di euro. Servono decisioni rapide, dobbiamo velocemente seguire l’esempio di Milano arrivando a una Grande Padova, ovvero a un’area metropolitana di circa un milione di abitanti, in grado di dialogare con i territori vicini».
Giovani e competenze. E quando si parla di competitività del territorio si ragiona inevitabilmente di giovani. Che vanno coinvolti e preparati adeguatamente, come emerso nella tavola rotonda moderata dal direttore de il mattino di Padova Paolo Possamai. Ma nei confronti dei quali bisogna anche cambiare approccio.

Perché se da una parte c’è chi, come Giuseppe Donagemma, riscontra un deficit di volontà dei giovani italiani rispetto ai coetanei, dall’altra c’è Finco che chiede di cambiare modo di rivolgersi ai ragazzi parlando senza mezzi termini della bassa occupazione giovanile come di «un valore sprecato».
Lo dice innanzitutto ai colleghi imprenditori. «Dobbiamo riconoscere e pagare di più le competenze nelle nostre imprese» ha rilevato il presidente di Confindustria Padova.
«I nostri giovani non vogliono la garanzia di uno stipendio minimo o di un contratto a tempo indeterminato ma poter credere nella possibilità di raggiungere una posizione importante e uno stipendio triplo. I giovani vogliono poter sognare e sono pronti al rischio. I ragazzi che vanno a Londra non si pongono il problema del contratto a tempo determinato o indeterminato, ma sanno che Londra è una buona “piazza” che può dare loro l’opportunità di crescere».

La politica e l’impresa. Il richiamo, in generale, è a guardare fuori dal cortile. Lo fanno le imprese, accettando e cavalcando la sfida dell’internazionalizzazione. Lo dovrebbe fare la politica che, invece, dice Finco «insegue solo il consenso locale».
E così «se oggi ritorna qui uno straniero che è stato a Padova 50 anni fa, vede le stesse cose: la stessa fiera, lo stesso ospedale le stesse strade. Forse se ritornerà fra 20 anni vedrà qualcosa di nuovo». Il condizionale è d’obbligo. Le imprese sono pronte a fare la loro parte, e anche le associazioni. Dalla fusione tra Confindustria Padova e Unindustria Treviso «nascerà un’associazione più competitiva, tutti dobbiamo uscire dal nostro cortile».
Dati alla mano e visione acquisita, la consapevolezza è che «per vincere davvero dobbiamo vincere come territorio».
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