Finto frate benediceva tutti sul sagrato del Santo

Con saio e sandali si è messo a far proseliti e a benedire i fedeli in arrivo sul sagrato della basilica del Santo. E’ il 9 giugno 2009, quattro giorni prima dell’anniversario della morte di Sant’Antonio, quando migliaia di pellegrini giungono a Padova da tutto il mondo. Lui è Jandre Dalic, 28 anni, bosniaco, che ha saputo attirare su di sé l’attenzione di molti devoti pronti a mettersi in fila per farsi benedire da quel «frate» in mezzo al sagrato. A molti è parsa un’occasione da non perdere.
Ieri è stato condannato dal giudice Ballarin a un mese di reclusione, oltre alle spese processuali (pena sospesa) per sostituzione di persona. Infatti era un finto religioso, anche se distribuiva ai fedeli santini e olio miracoloso con il quale li benediceva, assicurando la loro anima alla preghiera di Sant’Antonio. Ai carabinieri all’epoca disse anche di essere un disc jockey. Ieri al processo ha testimoniato padre Enzo Poiana, rettore della basilica: «Sono uscito sul sagrato per vedere chi fosse quel religioso e eventualmente invitarlo in chiesa. Ma la sua reazione è stata aggressiva, sproporzionata per ciò che rappresentava, mi disse anche che avevo il demonio in corpo. Affermò che faceva parte dei missionari della Divina Misericordia, ma non trovai conferma dell’ordine negli elenchi ufficiali. Benediva i fedeli in modo strano e riceveva offerte. Inoltre non aveva nessun tesserino rilasciato dall’ente religioso di appartenenza».
«Effettivamente poteva non essere un religioso», ha aggiungo il luogotenente dei carabinieri Giancarlo Merli, intervenuto al Santo dopo la chiamata di parecchi fedeli. «L’abbiamo portato in caserma e perquisito. Aveva con sé 200 santini di Padre Pio e più di un migliaio con l’immagine di Gesù. L’abbiamo fotosegnalato, non aveva nessun precedente. Non aveva denaro con sé». Pare infatti che Dalic avesse lasciato in chiesa quanto fin prima raccolto dall’offerta dei fedeli. Il pubblico ministero Luisa Rossi aveva chiesto la medesima condanna applicata poi dal giudice, affermando che «la sua condotta ha arrecato un danno ai religiosi presenti».
Il giudice ha anche ordinato la distruzione del materiale confiscato, ossia i santini e l’olio con il quale si divertiva a impersonare un frate.
Carlo Bellotto
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