Fiori, accendini o carità La questua è un racket

La giornata lavorativa, anche per loro, inizia di buon’ora. Il primo turno è quello di mendicanti e lavavetri. L’esercito dei questuanti è fittissimo, sono disseminati ovunque: dagli incroci al centro storico, dall’uscita dei supermercati a quella dell’ospedale.
Molti sono vittime dei racket organizzati: i commercianti di zona lo sanno bene, perché spesso li vedono scendere da un pullmino che li deposita in diversi punti della città. Ognuno ha i propri orari e le proprie zone, rigidamente circoscritte. Talvolta, nella stessa area, si trovano persone diverse che si danno il cambio, a seconda dell’orario o dei giorni della settimana.
L’assedio del centro.
Il centro storico è territorio soprattutto degli africani venditori accendini, calzini, fazzoletti, braccialetti e cianfrusaglie di poco conto. La zona del Duomo e delle Piazze è assediata, ce n’è uno ogni pochi metri e spesso sono mal tollerati per il modo di fare insistente. Numerosi anche i musicisti, da molti considerati, però, con maggiore benevolenza.
Alcuni ci sono da moltissimi anni, come il fisarmonicista di Ponte Corvo, che ormai fa parte in qualche modo del panorama cittadino.
Questua in via del Santo.
Poco distante dalle piazze, via del Santo e via Galilei sono territorio di mendicanti, per la maggior parte nomadi. Per usare i bagni della facoltà di Scienze Politiche, che ha sede lì, è diventato necessario il badge elettronico, e sembra che la precauzione sia stata adottata proprio per evitarne l’utilizzo da parte dei mendicanti. In via Giustiniani spesso chiede l’elemosina un’anziana, proprio all’uscita del Policlinico.
Parcheggiatori all’ospedale.
Degli africani sono i parcheggi, in particolare in zona ospedali, dove se ne affollano diversi. Alcuni sono proprio all’interno dell’ospedale, soprattutto nel chiostro del Giustinianeo. Un altro presenzia stabilmente al posteggio di via Ospedale Civile, all’incrocio con via Gabelli: indica il posto, aiuta a parcheggiare, contratta qualche monetina che molti sono inclini a lasciare, per paura di eventuali ritorsioni.
Sul ponte del Bassanello.
Il semaforo di via Guizza, all’altezza del Bassanello, è un altro punto della città in cui si alternano questuanti, a qualunque ora del giorno. Spesso c’è una giovane mendicante, altre volte, soprattutto di pomeriggio, c’è un venditore di rose. Verso sera se ne aggiungono altri, lì come lungo tutto l’argine.
Il racket in Piazza Mazzini.
Nella zona di piazza Mazzini domina il racket dei «disabili» (a volte finti): passando in tarda mattinata li si vede scendere a piedi, con le stampelle, dal Borgomagno. Sembrano per lo più mediorientali: girano la piazza mostrando l’arto offeso, si fermano soprattutto al semaforo, allungano la mano verso i finestrini delle auto incolonnate.
Fuori dai supermarket.
Le uscite dei supermercati sono i luoghi più «gettonati». Si dice che siano prerogativa di un racket di nigeriani. C’è spesso un africano fuori dal «Despar» alla Sacra Famiglia, un altro fisso davanti al «Billa» di via Facciolati ed uno che bazzica via Piovese, fuori dalla Pasticceria Trolese. Un altro al parcheggio dell’«In’s», all’Arcella, mentre all’«Eurospar» di Altichiero c’è una anziana donna nomade.
Alla Stanga anche giocolieri.
La rotonda della Stanga è l’emblema dei meccanismi che regolano la questua, organizzata secondo uno schema preciso e forse gerarchico. Le molte strade che si incrociano sono frequentate da mendicanti, lavavetri, fiorai e perfino giocolieri, che si alternano a seconda del giorno e dell’ora. Fino al primo pomeriggio, i semafori di via Turazza e via Fistomba sono presidiati da mendicanti e lavavetri, mentre quello che fa angolo con via Venezia è ad uso esclusivo di saltimbanchi e giocolieri.
Nel tardo pomeriggio si danno il cambio con i venditori di rose, che prendono in mano tutto l’incrocio. Vengono quasi tutti dallo Sri Lanka o dal Bangladesh, si spostano in bicicletta e girano tutti gli angoli della città: locali, semafori, uscite della tangenziale. Oltre alle rose, soprattutto quelli che girano nei locali, vendono anche oggettini curiosi, come i pupazzetti musicali, gli occhiali luminosi e i tanti accendini di forme bislacche. Sembra che abbiano dei «punti di raccolta» da cui di giorno escono alla spicciolata e dove rientrano tutti insieme la sera, per depositare la merce invenduta,e andarla poi a riprendere il giorno dopo. Uno di questi era un garage in via Respighi all’Arcella. Alcuni abitanti e frequentatori della zona testimoniano di averli visti rientrare la sera tardi.
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