Flavio Busonera, la «sua» scuola lo ricorda
Toccante incontro ieri con gli eredi del pediatra ucciso dai nazifascisti

L’INCONTRO. Maria Teresa e Marina Busonera fra gli alunni davanti alla scuola di Abano. A lato Francesco Busonera abbraccia alcuni bambini
ABANO.
«L'idea che ci siamo fatti di Flavio Busonera è quella di un padre dolce e di un bravo medico. Che ha curato tanti bambini e ha aiutato i partigiani, donando con coraggio la sua stessa vita per la libertà di tutti». Sono parole sgorgate dal cuore degli alunni della scuola primaria «Flavio Busonera» che ieri mattina hanno coronato il loro sogno di incontrare due figli e una nipote del medico-partigiano che ha dato il nome alla loro scuola, impiccato dai nazifascisti il 17 agosto 1944 a Padova. C'era un che di solenne ma anche un che di familiare nella semplice cerimonia allestita dalla scuola di via Monteortone, con il fattivo contributo di insegnanti e genitori, per accogliere degnamente gli illustri ospiti. Al di là della bella targa, dell'inno cantato, dei cartelloni allestiti con cura e curiosità verso le lontane vicende della Resistenza, Maria Teresa e Francesco Busonera (gli ultimi due dei quattro figli di Busonera) e la loro nipote Marina, sono rimasti profondamente colpiti dall'affetto dimostrato loro dai bambini. Tanto da spingerli ad abbracciarli, non solo idealmente, uno ad uno. C'era anche il direttore didattico Antonio Leo a testimoniare il significato del momento. «Sapete che mio padre faceva le punture ai bambini solo quando era necessario? Non voleva farli soffrire mai. E poi amava i cani... A loro dava i nomi della sua Sardegna. Io giocavo con Tirso», ha detto sorridendo Francesco, che oggi ha 81 anni e vive a Vicenza dopo una vita di lavoro all'ufficio vendite della Cementeria di Monselice. Maria Teresa, che con i bambini ha trascorso una vita come maestra a Saccolongo, ha ricordato quanto la vita di papà Flavio fosse legata ad Abano, dove ha fatto il pediatra. Quando fu impiccato loro erano ospiti della zia all'Hotel Peres di Monteortone (l'attuale Ermitage) e ricordano che mamma svenne dal dolore. Marina, anch'essa insegnante (all'Einaudi di Padova), ha rivelato che suo padre Gianni, il primogenito di Flavio, è sepolto proprio ad Abano. Per lei e per lo zio Francesco è stata la prima visita nella scuola. Maria Teresa c'era stata una ventina d'anni, come le ha ricordato, abbracciandola, un'insegnante del plesso. I bambini non hanno lesinato domande. Molte anche sui valori della Resistenza: «Come eravate organizzati», «Cosa si prova a vedere uccidere papà da bambini? E come si reagisce?». «I vostri ricordi diventeranno i nostri ricordi e la vostra testimonianza renderà viva una pagina di storia», hanno scritto gli stessi alunni nella lettera consegnata ai Busonera. E c'è da giurarci che sarà proprio così, a giudicare dll'intensità con cui hanno vissuto l'esperienza...
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