Giallo di Fontaniva, le ipotesi: incidente o agguato. L'appello: «Se c’è chi sa, parli»

I carabinieri cercano di ricostruire il quadro complessivo dello sparo verso Fatos Cenaj, sempre gravissimo in ospedale. Il sindaco: «Siamo tutti vicini alla famiglia»

Silvia Bergamin
Fatos Cenaj
Fatos Cenaj

Incidente o agguato. È attorno a questo bivio investigativo che si concentrano, in queste ore, gli sforzi dei carabinieri del Nucleo investigativo di Padova. Due ipotesi, due scenari radicalmente diversi, ma per ora nessuna certezza. Solo interrogativi aperti.

Chi ha sparato a Fatos Cenaj domenica mattina lo ha fatto per errore, con un colpo partito accidentalmente? Oppure si è trattato di un’azione studiata, premeditata, pensata per colpire nel momento e nel punto giusto?

Le indagini puntano a ricostruire il quadro in cui il 58enne albanese è rimasto gravemente ferito, colpito alla testa da un proiettile mentre percorreva in solitaria una strada di campagna alla periferia di Fontaniva. Il proiettile è entrato da sotto l’orecchio sinistro ed è uscito dalla fronte, attraversandogli parte del cervello. Adesso Cenaj lotta tra la vita e la morte nel reparto di Terapia intensiva a Padova. Le sue condizioni sono disperate.

Era poco prima delle 8 del mattino quando è stato colpito. Cenaj stava andando alla Fattoria Dindo, un maneggio dove collabora da tempo. Era in sella alla sua bicicletta a tre ruote – quella che usava abitualmente perché non aveva mai imparato a pedalare su una bici tradizionale – quando è stato raggiunto dallo sparo. A trovarlo, in un lago di sangue, sono stati due guardiapesca di passaggio. Il suo triciclo era a terra, ribaltato sull’asfalto. Il primo scenario preso in esame dagli inquirenti è quello dell’incidente: un colpo partito per sbaglio da qualcuno che si trovava nel boschetto alla sinistra della carreggiata. Una carabina ad aria compressa o un fucile Flobert, ad esempio. Ma c’è un dettaglio che complica questa pista: quella zona non è frequentata dai cacciatori.

Il secondo scenario, quello che apre a un’ipotesi ben più inquietante, è quello dell’agguato. In questo caso si parlerebbe di un atto deliberato. Qualcuno avrebbe potuto conoscere le abitudini della vittima, averlo aspettato nel punto più isolato del tragitto – dove la vegetazione si infittisce e non ci sono case nei dintorni – e aver sparato con precisione. Forse da un’auto o una moto, forse con una pistola, arma compatta e facilmente occultabile.

Il fatto che il bossolo non sia stato rinvenuto alimenta il sospetto di un’azione premeditata, forse anche ben eseguita, almeno nei piani del presunto attentatore. Chi ha sparato sembra essersi dissolto nel nulla, ma si scava nel passato di Cenaj, benché l’uomo sia incensurato e non risulti coinvolto in ambienti criminali. Certo è che chi ha sparato sapeva cosa stava facendo. Il punto è strategico: un lungo tratto di strada esposto alla luce del mattino che si interrompe proprio lì, dove l’ombra degli alberi avvolge la carreggiata, a pochi metri da una curva e dall’ingresso della fattoria. Un punto cieco, perfetto per agire senza essere visti. Intanto, mentre le indagini proseguono serrate, la comunità resta sgomenta.

A parlare è anche il sindaco di Fontaniva, Alberto Trento: «A Fontaniva non c’è alcun problema di criminalità. Un episodio del genere non è mai accaduto in trent’anni. Comprendo lo sconcerto e la preoccupazione, ma dobbiamo avere fiducia nel lavoro dei carabinieri. Non conosco personalmente Fatos Cenaj, ma conosco il compagno di sua figlia, che lavora per il nostro Comune. Siamo vicini alla famiglia e pronti ad aiutarli in ogni modo».

Infine, l’appello: «Invito chiunque abbia notato qualcosa di insolito domenica mattina, anche il più piccolo dettaglio, a riferirlo ai carabinieri. Qualsiasi informazione ora può essere utile. Il fatto è avvenuto in una zona isolata, in un giorno festivo: è possibile che qualcuno abbia visto o sentito qualcosa che in quel momento è sembrato irrilevante, ma che oggi può rivelarsi decisivo». 

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