Foto di ragazzine nude in cambio di ricariche. Quattro casi nella Bassa
A Monselice, in cambio di ricariche sul telefonino, un quarantaseienne pretendeva foto sempre più spinte da ragazze minorenni

MONSELICE.
Si presentava come Antonello, un diciottenne sardo, e proponeva via sms l’amicizia. Poi cominciavano le richieste di foto sempre più intime fino a reclamare quelle dei loro giovani corpi nudi o di simulati rapporti sessuali di vario tipo. Il premio? Una ricarica telefonica dai 15 ai 30 euro alla prestazione. Un film già visto. E con lo stesso «attore protagonista» già finito nei guai.
È Gian Paolo Satta, quarantaseienne residente a Bono (Sassari), in via Baronia, accusato di pornografia minorile continuata (lo sfruttamento di una minore per realizzare materiale pornografico) nonché di estorsione tentata e consumata. Le vittime sono tre quindicenni padovane, studentesse alle scuole superiori, due residenti nel Monselicense e la terza nel Piovese, difese dagli avvocati Giorgio Gargiulo e Valentino Menon. La procura ha chiesto il processo nei confronti dell’uomo: sul caso si pronuncerà domani il gup Paola Cameran.
L’inchiesta nasce da un’altra indagine in cui Satta è coinvolto per gli stessi reati e con le stesse modalità. Anzi con l’aggravante di aver preso di mira una tredicenne sempre del Monselicense. La ragazzina era stata contattata dal sardo che aveva visto in rete una sua immagine «spinta» con qualche giocattolo particolare, corredata del recapito cellulare. Un’immagine divulgata da due amichetti. La storia era durata tre mesi; poi la tredicenne allieva di terza media, ancora donna in erba, di fronte a richieste sempre più pesanti aveva troncato quella corrispondenza erotica nonostante la minaccia da parte di Satta di inserire nell’oceano-Internet le sue foto porno.
Era scattata una denuncia: dall’analisi del cellulare di Satta sono emersi, tra il 2007 e il 2008, altri rapporti all’insegna dell’hard con minorenni, le tre quindicenni: due contattate al cellulare (non è stato chiarito come l’uomo si sia procurato il numero), l’altra tramite la chatline Messenger. Le foto erano inviate a Satta via Mms. Convocate dai carabinieri, le ragazzine hanno raccontato tutto. Anche di essere state minacciate: di fronte alla loro decisione di «chiudere», Satta aveva preannunciato di infettare i loro Pc con un virus o di trasmettere ai genitori le fatture delle ricariche telefoniche.
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