Il dolore che diventa seme d’amicizia: addio a “Ciuzzo”, un grazie alla Task force

Franchini, avvocato 56enne di Este, si è spento dopo aver convissuto 5 anni con un glioblastoma: per lui uno straordinario esempio di sostegno. Il cordoglio degli avvocati veneziani

Nicola Cesaro, Maria Ducoli
Francesco Franchini
Francesco Franchini

Quattro anni e mezzo fa, era il 16 giugno, a Francesco era stato dato un mese di vita o poco più. Francesco, con il glioblastoma, ha invece convissuto fino ad oggi, e lo ha fatto assicurandosi una vita quanto più normale e densa di esperienze.

La sua resistenza si è fermata solo nell’ultimo giorno del 2024, ben oltre quello che prevede la letteratura scientifica per pazienti come lui, per chi – cioè – si trova ad affrontare questo tipo di tumore del cervello altamente maligno.

A fare la differenza nella vita di Francesco Franchini, avvocato penalista di Este, 56 anni, oltre ovviamente ai medici e all’imprescindibile percorso terapeutico, è stata la sua Task Force, un gruppo straordinario di amici che lo ha sostenuto in ogni modo possibile.

«Sono stati loro a garantirgli il miglior percorso di cura e riabilitazione, organizzando visite, indagini, e standogli accanto con dedizione assoluta», raccontano dalla Fondazione Giovanni Celeghin onlus, realtà che ha supportato Francesco in questi anni. «Un esempio raro di amicizia e solidarietà, che ha saputo trasformare una diagnosi infausta in un’esperienza vissuta con dignità e speranza». Amici presenti non solo con la parola, ma nelle esigenze più concrete di vita, organizzati a tal punto da aver una pagina Facebook dedicata e pure una maglietta ufficiale, diventa un vero e proprio simbolo.

«A giugno del 2020 Francesco ha scoperto il glioblastoma e i medici avevano preannunciato un mese di vita, non di più», ricorda Carlo Gazzola, una delle anime della Task Force (con lui menzione merita anche Lorenzo Scapin) che è arrivata a contare almeno trenta persone, pezzi di vita di Francesco che si sono incontrati, anche per la prima volta, proprio nel nome dell’amico comune. «Ad agosto Ciuzzo, come lo chiamavamo, è stato dimesso per passare gli ultimi momenti a casa: pesava 40 chili».

Un’immagine ben lontana dall’uomo di un metro e ottanta abituato a portare anche qualche chilo in più del dovuto. «È in quel momento che Francesco ci ha radunati, chiedendo che fosse attivata una vera e propria “task force”, per usare le sue parole, per sostenere lui ma soprattutto suo figlio in una fase così delicata e complessa di vita».

E la Task Force è arrivata, determinata e organizzata come difficilmente si poteva pronosticare: «Abbiamo cercato di rispondere a ogni esigenza di Ciuzzo», continua Carlo. «Nei giorni di ricovero o per gli spostamenti per le terapie c’era un foglio Excel per distribuire i turni e non lasciare spazi vuoti, in un gruppo Whatsapp Francesco poteva chiedere aiuto e ricevere sostegno in tempo reale, abbiamo allestito anche un veicolo con materasso e cuscini per portarlo avanti e indietro in comodità». Francesco è poi riuscito a lavorare fino a pochi mesi fa: «Nella Task Force c’erano dieci amici avvocati, che lo aiutavano tra pratiche e spostamenti nei tribunali di Padova e Venezia».

Non solo salute e lavoro: «Almeno due volte a settimana siamo riusciti a essere con lui per delle passeggiate nei Colli Euganei, e poi ci sono tutte le trasferte a Venezia, la città di cui era follemente innamorato». E poi le mangiate a casa di mamma Liana, le chiacchierate nei momenti di sconforto, le risate nate dalla proverbiale ironia del 56enne. Medicine, efficaci quanto la chimica.

I risultati si sono visti da subito: già il 31 agosto del 2020, a poche settimane dal primo tracollo, Francesco è riuscito a raggiungere l’ospedale sulle proprie gambe. Fondamentale, in questo, è stato anche l’apporto della fisioterapista Bruna, che poi con addosso la maglia della Task Force ha partecipato a un concorso pubblico, vincendolo e ottenendo un posto nel nome di Ciuzzo. La stessa maglia della Task Force, con impresso il motto “Oltre il limite – Sempre in piedi”, è diventata un simbolo di resistenza e di vicinanza, indossata persino dalla prima squadra della Reyer Venezia, club del basket di serie A.

I progressi di Ciuzzo, i bei momenti spensierati con il gruppo di amici, le iniziative per sostenere Francesco e anche i momenti difficili sono stati raccontati via via in una pagina Facebook, che oggi di fatto immortala un vero e proprio modello organizzativo e di sostegno a un malato, che potrebbe davvero fare scuola e pure letteratura. «Abbiamo salutato medici basiti ed ammirati, come sempre, dalla tempra del nostro Ciuzzo e dalla perfetta organizzazione messa in campo da questa “fantastica, bizzarra, eterogenea e strampalata Task Force”», si legge in un post, uno dei tanti che nel tempo ha smentito le diagnosi dei primi giorni. «Se gli abbiamo allungato la vita? Possiamo dire certamente che gli siamo stati vicini e che questo è stato davvero importante per il nostro Ciuzzo», afferma Carlo.

D’altra parte, l’esperienza della Task Force continuerà nel nome dell’amico: «Questo gruppo non si fermerà oggi, ma continuerà ad esserci per Elia, il figlio di Francesco. E poi vogliamo lavorare per sostenere la Fondazione Celeghin, così vicina al nostro percorso, sempre pronta a indicarci i migliori medici e le più giuste vie terapeutiche»

L’addio a Francesco, avvocato brillante, uomo dal cuore grande, innamorato dei viaggi e dell’Islanda – ci era stato due volte e aveva imparato persino la lingua – verrà dato venerdì alle 9 nel duomo di Este.

Il 56enne, che lascia mamma Liana, il figlio Elia con Veronica e la sorella Federica, riposerà poi nel cimitero di Campocroce di Mirano. Un ultimo saluto a chi ha saputo, nella sofferenza, seminare amicizia per poter raccontare una storia che oggi va ben al di là del dolore e della perdita.

La Task Force, con la maglia dedicata, in una gita a Venezia organizzata per Francesco Franchini
La Task Force, con la maglia dedicata, in una gita a Venezia organizzata per Francesco Franchini

Il cordoglio degli avvocati veneziani

Il Tribunale di Venezia avvolto nel lutto, per la scomparsa dell’avvocato Francesco Franchini, di soli 56 anni. Nonostante la malattia avesse dato uno scossone alla sua vita, l’uomo non aveva mai voluto né lasciare il lavoro né sospendersi o cancellarsi dall’albo degli avvocati.

«In questi ultimi anni è riuscito a catalizzare un gruppo di amici e colleghi storici che lo hanno supportato» commenta Tommaso Bortoluzzi, presidente dell’Ordine degli avvocati e amico di Franchini, «oggi va di moda usare la parola “resilienza” e di certo Francesco ne aveva molta. Ha sempre mostrato una grande voglia di vivere».

L’uomo è originario di Este ma ha vissuto diversi anni a Venezia, dove lavorava. Nella sua famiglia la legge è una vera e propria vocazione: lo zio avvocato Antonio Franchini è stato presidente dell’Ordine, e la cugina Sarah è una professionista altrettanto nota nel Foro di Venezia.

Il cordoglio per la sua morte è arrivato anche dalla Fondazione Celeghin, di Padova: «Ricordiamo con grande affetto Francesco Franchini, che ci ha lasciati dopo cinque anni vissuti con il glioblastoma. È quasi “beffardo” pensare che a portarlo via sia stata una polmonite, dopo un percorso fatto di sfide, cadute e riprese straordinarie. Salutiamo Francesco con gratitudine per l’esempio che ci ha lasciato e abbracciamo con affetto la sua Task Force e tutti i suoi cari. Ciao Francesco, il tuo spirito indomabile vivrà sempre nei nostri cuori» scrivono.

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