“Freak” Antoni saluta la vita con l’ironia della sua arte

BOLOGNA. Una vita artistica fatta di ironia violenta, paradossi, ritratti feroci del mondo che aveva intorno. Una storia musicale che di “stupido” ha avuto solo una definizione che lui stesso si era dato nel 1978: “Rock demenziale”. È morto ieri mattina, nell'hospice Seragnoli di Bentivoglio, alle porte di Bologna, non ancora sessantenne e dopo una lunga malattia, Roberto “Freak” Antoni, per anni voce e anima degli Skiantos, la band che dalla Bologna del ’77 diede alla musica quella scossa che il movimento diede a società e politica.
Senza di loro, senza di lui, non è esagerato pensare che la storia della musica italiana dagli Ottanta in avanti sarebbe stata un’altra. Alla sua inventiva, a quel suo modo irrispettoso di stare sul palco (una volta, con la band, decisero di non suonare e si misero a cucinare gli spaghetti; spesso lanciavano verdura contro gli spettatori) sono in tanti ad essere debitori. Primi fra tutti gli Elio e le Storie Tese, che alla notizia della morte non scrivono niente, postano solo su sito e social una foto di lui, pelliccia e cravatta a pallini arancioni.
Per riconoscerlo, bastava un accenno a quel gergo, un suono di chitarre caotiche, una maglietta o un look eccentrico. O quella voce complicata da mettere su cassetta, “inascoltabile” (dal titolo del primo album, registrato in una notte). Figlio di una stagione il cui immaginario aveva contribuito a costruire (insieme a Tondelli, Palandri, Pazienza) cantando distorto quello che alcuni scrivevano e altri disegnavano. Aveva militato negli Skiantos fino al 2012. Lasciati Fabio “Dandy Bestia” Testoni e compagni dopo 35 anni, aveva dato vita alla “Freak Antoni Band” con, tra gli altri, la pianista e compagna Alessandra Mostacci.
La malattia non gli aveva tolto la voglia di fare ironia, «almeno il tumore mi ha fatto smettere con la droga», aveva detto di recente. Perché sì, da quegli anni Antoni era uscito portandosene dietro un bel pezzo di energie ma anche alcuni fantasmi. Oggi lo ricordano in tanti. Anche voci ufficiali, comela Regione Emilia-Romagna e il Comune di Bologna.
In un tweet Luca Carboni scrive: «Grandissimo bolognese della musica italiana! Devo molto a lui e alla sua mitica band». «Grazie di tutto Freak, mancherai a noi sbarbi e sbarbine che ti hanno conosciuto e amato» è il saluto che la Direzione artistica del Festival di Sanremo ha postato su Facebook. Il Club Tenco di Freak rimpiange l’acume e l'ironia e ricorda che è stato uno dei pochi italiani ad essere insignito del Premio Tenco «per aver sovvertito le monolitiche certezze di una cultura tanto spesso autoreferenziale».
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