Friday e Celestian, migranti e giardinieri volontari

I due ragazzi nigeriani puliscono marciapiedi e aiuole e chiedono offerte ai passanti

PADOVA. Curvi sotto il sole di una domenica d’agosto, a pulire le erbacce dalle strade, Friday e Celestian, nigeriani di 25 e 28 anni, cercano di mostrare l’altra faccia dell’immigrazione. Quella di chi vuole integrarsi nel Paese “onestamente”, scrivono nel foglio di presentazione, appoggiato a terra.

Da alcuni mesi lavorano gratis per la città di Padova – perché non gliel’ha chiesto nessuno – e contano sulle offerte dei passanti. Nessuno dei due chiede l’elemosina: “Gentili signori – è scritto nel cartello – desidero integrarmi onestamente nella vostra città senza chiedere l’elemosina. Da oggi terrò pulita la vostra strada, vi chiedo soltanto un contributo per il mio lavoro”.

Ogni domenica mattina arrivano verso le 7 in piazzale Ponte Corvo, a due passi dalla basilica di Sant’Antonio, e si mettono all’opera con scope e zappino, pulendo i marciapiedi e strappando le erbacce tra i sampietrini, una per una. Durante la settimana sono “in servizio” in altre zone. Raccontano che altri due connazionali fanno lo stesso. Vedere due ragazzi che si danno da fare con il termometro che segna 32 gradi fa effetto: le mance arrivano.

Si ferma qualche residente, mette un’offerta qualche pellegrino che si reca in basilica. Quello di Friday e Celestian può essere considerato un “lavoro socialmente utile”, con l’unica differenza che non è strutturato, o organizzato da enti pubblici. È volontario.

I ragazzi vivono in un piccolo appartamento, in sub-affitto. Sono arrivati in Italia due anni fa, con un gommone stracarico partito dalla Libia: «Siamo stati salvati da una nave militare italiana – racconta Friday – e siamo sbarcati a Vibo Valentia. Da lì siamo arrivati a Venezia, e poi a Padova». Adesso sono giardinieri e stradini improvvisati. Ma in Nigeria facevano i meccanici.

«È difficile qui, abbiamo provato a chiedere in diverse officine, io ho lasciato il curriculum – spiega Friday – ma non ha risposto nessuno. Non è tanto per la diffidenza della gente, o perché abbiamo la pelle nera. È difficile capire la mentalità, e soprattutto c’è il problema della lingua, anche se ho fatto un corso d’italiano». —

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