Furti su commissione negli ospedali, il S. Antonio blinda i reparti

Padova, si inizia con la piastra endoscopica. Donato: «Al Giustinianeo furono rubati macchinari per 600 mila euro»

PADOVA. Impianti antintrusione di ultima generazione per proteggere le aree più sensibili dell’ospedale, quelle che ospitano macchinari e tecnologie più avanzate e costose. In particolare a potenziare il suo sistema di sicurezza è ora l’ospedale Sant’Antonio di via Facciolati, passato sotto la direzione dell’Azienda Ospedaliera.

«Si tratta di una prosecuzione di quello che abbiamo iniziato qualche tempo fa», spiega il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Daniele Donato «porte blindate e impianti d’allarme non sono più sufficienti, oggigiorno c’è la necessità di adottare una tipologia di sorveglianza molto più avanzata e tecnologica».

Il che vuol dire l’installazione di telecamere e occhi elettronici che sono in grado di segnalare in tempo reale un’eventuale intrusione e permettono di intervenire nel più breve tempo possibile in modo da scongiurare l’eventuale furto.

Questi sistemi sono già in gran parte stati installati in Azienda Ospedaliera, ora si dovrà procedere con l’adeguamento del Sant’Antonio, che a brevissimo sarà fornito allo stesso modo dei dispositivi di sicurezza.

Il precedente

In particolare, si partirà dalla piastra endoscopica, un’area dove si eseguono diverse tipologie di endoscopie diagnostiche. «Qualche anno fa si è verificato un importante furto di endoscopi, che non solo ha comportato un danno a livello economico ma ha anche creato molte difficoltà al servizio». Il direttore Donato fa riferimento al furto avvenuto al secondo piano del Giustinianeo nel febbraio 2017, quando sconosciuti entrarono nell’edificio e rubarono apparecchi per 600 mila euro. «Si tratta di furti su commissione che purtroppo avvengono negli ospedali. È una tematica che esiste da sempre».

Il problema principale di queste razzie è proprio il fatto che molto spesso il furto della strumentazione blocca di fatto le prestazioni fino all’arrivo di nuovi macchinari. Una possibilità che l’ospedale vorrebbe rendere il più remota possibile proprio grazie all’installazione di questi nuovi sistemi di sicurezza. Recentemente, in particolare dal lockdown, la sorveglianza in Azienda Ospedaliera è stata aumentata notevolmente.

«In tema di sicurezza si è molto ridotto il numero di accessi. Una volta si poteva entrare in molte aree dell’ospedale, adesso non è più possibile farlo», sottolinea Donato. E questo non solo a causa del Covid ma anche perché molte persone avevano l’abitudine di andare a dormire durante la notte nell’atrio dell’ospedale. «Abbiamo lavorato molto, anche con il questore, per concordare insieme un sistema di sorveglianza. Attualmente l’ospedale è sorvegliato 24 ore su 24».

L’obiettivo in questo caso è di evitare di ritrovarsi nella situazione della scorsa primavera, quando episodi di microcriminalità all’interno dell’ospedale erano all’ordine del giorno. Poco meno di una decina di senzatetto avevano trovato riparo fisso per la notte. Si erano verificati piccoli furti ai danni di degenti e personale sanitario, erano stati forzati alcuni armadietti degli infermieri durante il turno di notte ed erano state rubate persino acqua e merendine.

Una situazione che si è risolta proprio grazie all’incremento della sorveglianza e alla riduzione degli ingressi in ospedale. Ora invece non si tratta più di proteggere le strutture da piccoli episodi di microcriminalità, ma di creare un vero e proprio sistema di sicurezza che di fatto renda blindate quelle aree dell’ospedale che ospitano macchinari per la diagnostica, tecnologie avanzate e importante strumentazione medica da quelli che sono furti su commissione. —

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