Fusione acquedotti, Monselice nicchia

Bocciata dai revisori dei conti, il sindaco: «Sono favorevole, ma devo tener conto di questo parere»

MONSELICE. Meno di dieci punti percentuali e il matrimonio - perlomeno in casa Cvs - è fatto. Le resistenze, però, non mancano. Nei consigli comunali della Bassa padovana si sta infatti discutendo in queste settimane il processo di fusione tra Centro Veneto Servizi e Polesine Acque, le due società che gestiscono la risorsa idrica per gran parte del Basso Veneto. La fusione interessa 111 Comuni e di questi 59 sono attualmente afferenti al Cvs, 27 dei quali già andati al voto in consiglio. Il 41,44% delle assemblee comunali ha deliberato a favore della fusione e solo tre municipalità (Barbona, Bovolenta e Carceri) hanno bocciato il processo. In ambito Cvs sarà necessario raggiungere il 50 per cento più 1 dei voti favorevoli per approvare la fusione (non viene preso in considerazione il numero di Comuni, quanto il peso delle azioni che i Comuni hanno).

Il traguardo è dunque vicino, ma non mancano le situazioni incerte. Come quella del Comune di Monselice (che ha il 7,35% delle azioni di Cvs), dove l’approvazione dell’iter di fusione è sparita dall’ordine del giorno del consiglio comunale. Motivo? Il collegio dei revisori dei conti ha espresso parere negativo alla proposta di deliberazione, invitando l’ente a valutare altre forme di aggregazione. Secondo il collegio, Polesine Acque ha una posizione finanziaria nettamente peggiore rispetto a Cvs, anche e soprattutto perché Polesine Acque - a differenza di Cvs - non possiede a titolo di proprietà le reti idriche del suo territorio. Il collegio critica inoltre una redditività in crescita ma di almeno 4 punti percentuali in meno rispetto a Cvs e un’esposizione finanziaria notevole. Pur ricordando che le considerazioni non tengono conto di potenziali vantaggi strategici e di posizionamento nel mercato della gestione in house del servizio idrico integrato, il collegio conclude che, da questa fusione, i maggiori benefici ricadranno solo su Polesine Acque e non su Cvs.

«Politicamente siamo favorevoli a questa fusione», tiene a sottolineare il sindaco di Monselice, Francesco Lunghi, «ma non possiamo trascurare il parere dei nostri revisori dei conti. Vogliamo essere sicuri pienamente di questa operazione e non farci influenzare dal fatto che già il 41% ha votato a favore. Ora valuteremo le controdeduzioni del Cvs al parere del nostro collegio e riporteremo la delibera nel prossimo consiglio».

Una situazione simile pare sia quella di Tribano (che con Monselice condivide il segretario comunale Maurizio Lucca, pure lui firmatario di una relazione che avanza i limiti dell’operazione), così come maggiori accertamenti sono stati richiesti dai sindaci di Bagnoli e Arquà Petrarca, che pur non negano la bontà della fusione. Dubbi arrivano anche da Gessica Rostellato, deputata del Pd: «La lezione di Padova Tre dovrebbe servire anche in occasione della discussione sulla fusione tra Cvs e Polesine Acque: mi auguro che si capisca che non è il tempo di fidarsi di qualcuno ma al contrario è bene essere prudenti, di controllare tutte le circostanze prima che si generi un problema come quello di Padova Tre».

Nicola Cesaro

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