Fusione acquedotti, no sindacale
MONSELICE. La fusione tra Centro Veneto Servizi e Polesine Acque comporterà forti penalizzazioni a lavoratori e lavoratrici, e comunque una disparità tra Bassa padovana e Polesine. Ne sono convinti i sindacati rodigini Filctem Cgil e Uiltec Uil, che chiedono a sindaci e amministratori di fare un passo indietro sulla fusione per incorporazione dei due principali enti gestori della risorse idrica del Basso Veneto. «Non siamo pregiudizialmente contrari a fusioni tra società di questa natura, a patto che da tali percorsi derivi un concreto vantaggio per i cittadini del nostro territorio, senza penalizzazioni per i lavoratori» è l'incipit della lettera inviata dai sindacalisti Pieralberto Colombo e Giampietro Gregnanin ai sindaci del Polesine «Oggi appare invece l'esatto contrario. Nella fusione tra Polesine Acque e Cvs, così come viene prospettata, i Comuni soci di Polesine Acque conterebbero solo per il 22% delle quote, pur a fronte di un 50% almeno di fatturato, utenti, dipendenti e capacità reddituale. In tal modo i quattro quinti della marginalità prodotta in futuro dalla nuova società, frutto di fusione, non andrebbero certo ai soci polesani. Nella eventuale creazione di nuovi investimenti i soci non polesani potrebbero far valere la loro netta maggioranza».
Il poco equilibrio si legge, per Cgil e Uil, anche in altre cifre: «La rete idrica di Cvs sconta una percentuale di perdita (45%) peggiore rispetto a quella di Polesine Acque (37%). Inoltre la concessione in house di Cvs ha scadenza (2021) molto più ravvicinata di quella in capo a Polesine Acque (2033). La due diligence (l'analisi dei bilanci delle due società, ndr) non ha tenuto in debito conto gli elementi di qualità sopra citati a favore di Polesine Acque, limitandosi a una mera valutazione patrimoniale». Per Cgil e Uil la fusione vede di fronte due società di fatto identiche, eppure il peso di ogni territorio nella nuova realtà non sarà pari. Provocano i sindacalisti: «Perché, per fare un esempio, la sede legale non può essere a Rovigo che è anche capoluogo di provincia? L'unica certezza, per ora, è lo svuotamento progressivo di professionalità e responsabilità tra i lavoratori di Polesine Acque».
Nicola Cesaro
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