È morto l’imprenditore Galdino Francescon, si è spento a 77 anni
Imprenditore, appassionato di libri e musica, compagno di vita di Bruna Coscia, anima della Fiera delle Parole: ha lasciato un segno profondo nel tessuto culturale e umano del territorio

C’è un tipo di forza che non ha bisogno di rumore. È quella dei passi misurati, delle presenze che non si impongono ma reggono il mondo intorno. Galdino Francescon era così. Si è spento nella notte tra martedì e ieri, a 77 anni, nella sua abitazione di San Pietro Viminario, lasciando un vuoto profondo non solo nella sua famiglia, ma in quell’universo umano e culturale che, senza di lui, sarà un po’ più silenzioso.
Era il marito di Bruna Coscia, anima infaticabile della Fiera delle Parole, una delle manifestazioni culturali più amate del Nord Italia. Ma definirlo semplicemente “marito di” sarebbe riduttivo. Galdino era molto di più: era la radice silenziosa sotto l’albero che cresce e fiorisce. Sempre presente, sempre in prima fila, con lo sguardo che cercava il volto di Bruna ogni volta che lei saliva sul palco. «Non mancava mai», racconta lei. «Guardava con orgoglio quella magia che insieme abbiamo costruito».
Dietro la passione di Bruna per i libri e gli incontri c’era l’energia discreta di un uomo che sapeva fare e dare. Imprenditore dal cuore caldo e dalla mente lucida, Galdino aveva fondato quarant’anni fa un magazzino all’ingrosso di alimentari: un’attività cresciuta col tempo, costruita con passione, spirito pratico e rispetto per le persone. Era stimato nel tessuto commerciale del territorio: «Pragmatico, sì, ma anche capace di ascoltare, di sorridere, di creare fiducia», racconta la moglie.
Nato con l’anima dell’organizzatore e l’occhio lungo dei visionari, da giovane intercettò sul nascere talenti destinati a diventare icone della musica italiana. Vasco Rossi, Gianna Nannini, Roberto Vecchioni: tutti passarono per i concerti che Galdino allestiva a Este, in serate che profumavano d’estate e di futuro. Lì, come in azienda, come accanto a Bruna, il suo talento era mettersi al servizio della bellezza.
Negli ultimi anni la dialisi scandiva le sue giornate, ma nulla gli impediva di essere presente, curioso, attivo. Spirito libero e lettore instancabile, portava con sé sempre un libro, un pensiero, una frase da regalare. Perché la cultura, per lui, era anche questo: condivisione semplice, quotidiana, viva. Era un uomo capace di meravigliarsi e di mantenere vivi lo stupore e l’interesse per ciò che accadeva attorno. Aveva uno sguardo attento anche sulle piccole cose: un gesto gentile, una parola giusta al momento giusto, un consiglio dato sottovoce ma che arrivava dritto al punto.
Lascia i figli Giulia e Mario, il nipote Giacomo, e una costellazione di affetti. Sabato alle 10.30 si terranno i funerali nella chiesa di San Pietro Viminario. Il rosario sarà domani alle 19.30, nella stessa parrocchiale. Sarà un saluto affettuoso a un uomo che ha fatto del rispetto il suo stile, della gentilezza la sua cifra.
Dietro una donna determinata, c’era un uomo saldo. Un compagno vero, alleato nel lavoro, nella famiglia, nella bellezza condivisa. «Aveva una riserva di sostegno che non finiva mai», dice Bruna. Galdino Francescon non cercava il palcoscenico: era l’uomo che costruiva dietro le quinte, con generosità e radicamento. E che ora lascia il sipario a chi ha imparato a camminare con lui. —
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