Gallerie abusive per dare la caccia al tesoro nazista

CURTAROLO. Scavi in pieno centro a Bassano, misteriosi cunicoli, una'oscura quanto fantomatica caccia al tesoro nazista. Una vicenda dai contorni alquanto dubbi, nella quale è stato coinvolto pure un curtarolese.
Nel registro degli indagati, infatti, è stato iscritto Francesco Dal Moro, 53 anni, residente a Curtarolo, coordinatore dell'attività di scavo. Oltre a Dal Moro nella rete degli investigatori sono finiti anche Marina Bragagnolo, 54 anni, proprietaria dell'immobile dove sarebbe avvenuta l'attività incriminata, e il progettista dei lavori, Stefano Giunta, ex vicesindaco di Bassano, attuale capogruppo di una lista che milita nelle fila della maggioranza consiliare bassanese.
I tre sono accusati di aver simulato la rimozione di materiale di riempimento di una cantina di via Matteotti 38, effettuando invece opere di scavo (con realizzazione di murature in blocchi di laterizio) al confinante civico 36 senza i necessari permessi; sono accusati di non aver denunciato alle autorità competenti il rinvenimento di reperti, strutture e fondazioni di epoca antica; solo Giunta, deve rispondere anche di falso ideologico per le inesattezze contenute nella sua relazione tecnica.
I tre al momento sono solo indagati, ma il pubblico ministero Gianni Pipeschi si appresta a chiederne il rinvio a giudizio. L'indagine, in una prima fase, aveva i contorni di un thriller: la ricerca di un tesoro nazista, guardie giurate hi-tech, stanze sotterranee sconosciute. Ha avuto inizio nel dicembre 2008, quando la sezione di polizia giudiziaria del Cfs, guidata dal commissario forestale Alberto Spoladori, effettuò un controllo nel cantiere di via Matteotti, riscontrando molte anomalie.
Iniziarono gli scavi che ben presto però , secondo l’accusa, imboccarono un percorso illecito e alquanto misterioso. Le forze dell'ordine, nel corso dei numerosi sopralluoghi, sono stati in grado di documentare un inabissamento di almeno 4 metri sotto il livello del suolo e il rinvenimento di stanze e vecchie gallerie di origine sconosciuta, ricoperte di inerti.
A un certo punto la "miniera" si allargò verso il centro di via Matteotti, in uno spazio pubblico: per scansare l'eventualità di potenziali crolli vennero installate di rinforzo colonne in muratura e putrelle in ferro. In definitiva, lo spazio tra le due sponde della centralissima arteria bassanese era stato trasformato in groviera, con rimozioni non autorizzate e pericoli di cedimenti, che avrebbero potuto avere conseguenze incalcolabili.
Una guardia giurata fu poi incaricata di sorvegliare l’attività, badando che nessun estraneo entrasse e che gli operai non portassero con sè telefonini o macchine fotografiche. Un modus operandi insolito, che avrebbe dato adito a delle voci: qualcuno iniziò a sospettare che non fossero regolari; altri parlarono di tesori nascosti. Gli investigatori entrarono in possesso delle foto e dei video girati con una microcamera dalla stessa guardia giurata: le prove raccolte portarono al sequestro penale dell'immobile. Nei mesi scorsi i presunti scavi abusivi sono stati ripianati, l'immobile è tornato in condizioni di sicurezza statica e quindi i proprietari hanno ottenuto il dissequestro. Il caso ora passa al giudice per l'udienza preliminare.
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