Gauguin e gli Impressionisti La collezione a Palazzo

PADOVA
Stanno per arrivare a Palazzo Zabarella di Padova i tesori della celebre Collezione Ordrupgaard, creata dal filantropo danese Wilhelm Hansen, che nel primo dopoguerra fu valutata come «senza rivali nel nord Europa» ed è ancora considerata una delle più belle raccolte europee di arte impressionista.
I protagonisti
Tra i protagonisti della Collezione, inestimabili quadri di Claude Monet, Pierre-Auguste Renoir, Édouard Manet, Edgar Dégas, Alfred Sisley, Camille Pissarro, Berthe Morisot, ma anche di Eugéne Delacroix, Gustave Courbet e Jean-Auguste Dominque Ingres. E ancora, andando oltre la rivoluzione impressionista, una nutrita selezione di dipinti di Paul Gauguin, da Adamo ed Eva a Ritratto di Vaïte Goupil, Le bagnanti di Paul Cézanne del 1895 e una preziosa natura morta di Henri Matisse. La mostra “Gauguin e gli Impressionisti. Capolavori dalla Collezione Ordrupgaard” nasce dai lavori di rinnovamento del Museo Ordrupgaard di Copenaghen: la Fondazione Bano e il Comune di Padova sono entrati nel prestigioso pool di musei selezionati affinché i capolavori possano continuare a essere ammirati durante il restauro. Le opere provengono, infatti, dalla National Gallery of Canada e saranno poi esposte in Svizzera, prima di rientrare al museo.
La collezione
Se i maestri in mostra non hanno bisogno di presentazioni, certamente meno nota è la straordinaria storia della Collezione, che Hansen – già possessore di un’importante collezione d’arte danese – iniziò nel 1915. E non solo perché affascinato dalla nuova pittura francese che aveva già scoperto anni prima, ma anche perché era certo che l’arte francese fosse destinata a un rapido aumento di valore e risultasse quindi un perfetto investimento, purché a essere acquistate fossero le opere più importanti sul mercato. Riuscì a cogliere le occasioni di acquistare intere collezioni che il mercato offriva nel dopoguerra, anche costituendo un consorzio di appassionati per finanziare l’operazione, e costruì una nuova Galleria dove, una volta a settimana, il pubblico poteva ammirare le 156 opere. Nel 1922 un tracollo finanziario gli impose di svendere la Collezione, ma negli anni Trenta riuscì a ricomprarla e ad ampliarla. –
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Marina Grasso
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