Pavin e il sogno della Serie A: «Sbrighiamoci, non sono più giovane»

Nell’ultima intervista aveva manifestato i propositi per la riscossa: «Dopo tanti anni in B può capitare una stagione storta». Il ricordo del presidente Gabrielli: «Viene a mancare un riferimento importante per la comunità»

Stefano Edel
Giancarlo Pavin
Giancarlo Pavin

Gli è mancato di vedere il suo Cittadella promosso in Serie A, quel salto nell’elite del calcio italiano diventato un’ossessione prima ancora che un sogno. Sfiorata due volte, nelle finali playoff di B perse con Verona (2019) e Venezia (2021), uscendo in entrambi i casi con dignità e a testa alta. Aveva detto nel corso di un evento recente al Panathlon locale: «Dobbiamo sbrigarci perché ormai non sono più un ragazzino e non posso aspettare troppo».

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Giancarlo Pavin

Giancarlo Pavin, uno dei due vice-presidenti della società granata (l’altro è il notaio Nicola Maffei), è stato un personaggio storico sotto le Mura, punto di riferimento costante per la famiglia Gabrielli, proprietaria del club, e grande amico di Angelo, l’imprenditore che ha fortemente voluto portare il pallone ad alti livelli. In queste ore, in cui lo choc e l’emozione impregnano ogni commento e pensiero, il ricordo di Andrea Gabrielli, il presidente del “Citta” di oggi, si staglia nitido nei discorsi di una comunità che registra una gravissima perdita: «Viene a mancare un riferimento molto importante per noi e il Cittadella» le sue parole.

«Lascia un vuoto difficile da colmare perché Giancarlo di fatto era la memoria storica, dalla fondazione in poi. Era stato presente nel momento in cui si era proceduto alla fusione tra Olympia e U. S. Cittadellese, 50 anni fa, ma già prima aveva affiancato il papà nella gestione dell’Olympia. Da quando aveva 16 anni in poi ha sempre fatto più dell’età che aveva».

Una figura fondamentale, dunque, sia come dirigente sportivo che come imprenditore di spicco a livello industriale, economico e aziendale perché sempre presente nello sviluppo del territorio e del paese.

«Con Angelo aveva un rapporto speciale, era stato anche presidente del Cittadella per un certo periodo perché papà glielo aveva chiesto. Piaceva per il suo carattere, quello di una persona sempre positiva, pacata, capace di portare molto equilibrio in società, presenza costante e quotidiana agli allenamenti della prima squadra. Un personaggio romantico per il calcio, e non mi riferisco solo al Cittadella».

Adesso è il momento del lutto e della commozione, ma poi ci sarà modo e occasione per celebrare adeguatamente il ricordo di un uomo che parlava con saggezza e che anche in occasione della recentissima retrocessione dei granata dalla Serie B in C aveva avuto parole di conforto e di sprone per tutti.

«Qualcosa sicuramente faremo» promette Gabrielli, «e l’idea potrebbe essere quella di intitolargli la nuova tribuna ovest dello stadio Tombolato quando verrà costruita prossimamente. Già oggi mi sembra impossibile non averlo più al nostro fianco».

Gli aneddoti che riguardano Pavin sono tanti, e si accavallano in queste ore gli uni sugli altri. Gabrielli ne ricorda uno in particolare: «Il sigaro che fumava, e che cercava di gettare poi nel tombino prima di ogni partita. Se andava dritto dentro alle feritoie dello stesso tombino era sicuro che avremmo vinto...».

Pochi giorni fa, appena compiuti gli 83 anni, aveva rilasciato un’intervista in cui aveva manifestato propositi di riscossa da parte del Cittadella nel campionato di Serie C 2025/26. «Dopo tanti anni di B può capitare una stagione storta... Se ci fossimo salvati sarebbe stato meglio, ma la retrocessione non dev’essere un dramma. Torneremo fra i cadetti il prima possibile».

Una promessa che ora tutto l’ambiente granata ha l’obbligo di tradurre in realtà. Per tributargli il migliore degli omaggi.

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