Gina Gershon, quella sequenza cult in ginocchio

Ecco i momenti da memorizzare di una edizione decisamente «calda»
Monica Bellucci ha regalato la delusione più forte ai suoi fan: la sovrastimata scena di nudo in «Un etè brulant» si è rivelata una casta sequenza
Monica Bellucci ha regalato la delusione più forte ai suoi fan: la sovrastimata scena di nudo in «Un etè brulant» si è rivelata una casta sequenza
 
VENEZIA.
Cala il sipario sul Festival di Venezia. Come ogni anno, l'immaginario della Mostra si arricchisce di momenti indimenticabili, curiosità, polemiche, in attesa che la prossima edizione ne regali di nuove.  
Il momento più emozionante.
Bellocchio e Bertolucci sullo stesso palcoscenico per la consegna del Leone d'oro alla carriera: una coppia di giganti del cinema italiano che, a dispetto degli anni, sprigionano una vitalità e una energia dirompenti.  
Le risate più sincere.
Le provoca il film di Francesco Bruni «Scialla!», vincitore della sezione Controcampo Italiano. Fabrizio Bentivoglio e il giovanissimo Filippo Scicchitano duettano che è una meraviglia, irresistibili epigoni di uno stile di vita cialtrone e rilassato.  
Le sequenze cult.
La fellatio, già ribattezzata «pollatio», che ha visto protagonisti Matthew McConaughey e Gina Gershon (nella foto a sinistra) nel film «Killer Joe». Lei in ginocchio costretta ad un servizietto orale su una coscia di pollo fritto che il killer impugna «ad altezza uomo».  
Anatomia cinematografica.
Grande attenzione quest'anno al Festival per il corpo umano. Prima il cranio scoperchiato di Gwyneth Paltrow in «Contagion», poi l'accurata autopsia, nel film Leone d'oro «Faust», su un cadavere dal quale il protagonista tira fuori qualche metro di intestino, cistifellea e fegato.  
Senza vergogna.
L'attore Michael Fassbender, meritatissima Coppa Volpi maschile, si sdoppia. Si mostra senza veli in «Shame», si masturba, fa sesso con un uomo, con due donne, si dedica alla pornografia sul web. In «A dangerous method», nei panni di Carl Jung, il suo «Super io» non gli impedisce di sculacciare la bella Keira Knightley, in un crescendo sadomasochistico.  
Sincerità.
Alla conferenza stampa di «W.E.», a Madonna chiedono: «Sarebbe disposta a rinunciare a tutto quello che ha per un uomo, come ha fatto Edoardo VIII?». Risposta: «Perché dovrei rinunciare? Non posso forse averli entrambi?».  
Ricetta.
Quella del vomito inventata da Roman Polanski per una delle scene di «Carnage», quando Kate Winslet (foto a destra) dà di stomaco nel salotto di Jodie Foster: banane schiacciate, mescolate ad avanzi del cestino di produzione, una poltiglia da tenere in bocca e sputare al momento giusto.  
Tempismo.
Monica Bellucci non trova di meglio che confidare al suo amante di credere in Dio e di andare in chiesa subito dopo l'amplesso.  
Delusioni.
Per essere le ultime prima della fine del mondo, le scopate tra Willem Dafoe e Shanyn Leigh sono tutt'altro che memorabili. Il tanto strombazzato nudo della Bellucci dura pochi secondi e non è neppure integrale.  
Onnipresente.
Filippo Timi vince il Leone d'oro per l'attore più presente alla Mostra. Montanaro in «Quando la notte», pedofilo in «Ruggine», Che Guevara in «Missione di pace» e lettore in uno degli atti del film documentario «Piazza Garibaldi».  
Polemiche.
Quelle leghiste per «Cose dell'altro mondo» e quelle del Coisp, il sindacato indipendente della Polizia di Stato, che non digerisce «Black Block», il documentario che ha dato voce ai manifestanti del G8 di Genova.  
Retrospettiva.
Mentre il diavolo-usurario del Faust di Socurov ha gli attributi sulla parte posteriore anziché davanti, uno dei protagonisti del film di chiusura «Damsels in distress», spacciandosi per seguace dell'ideologia dei catari, convince la fidanzata al coito anale.  
Disagi.
Sempre i soliti: troppe sovrapposizioni, troppi film in concorso e non; wi-fi quasi sempre fuori uso, poltroncine della sala Darsena sempre più scomode, il cratere in mezzo alla Mostra che costringe alla circumnavigazione per arrivare da una struttura all'altra.

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova