Giudice dimentica la difesa: la sentenza c’è già, processo da rifare

LIMENA. Il giudice inizia a leggere la sentenza, ma i legali non hanno ancora parlato. Smarrimento in aula. E immediato stop. Udienza bruscamente interrotta ieri mattina davanti al gup padovano Chiara Bitozzi, ovvero il giudice dell’udienza preliminare che deve pronunciarsi sulla colpevolezza o meno di un sospetto pedofilo. Interviene un legale, il giudice s’accorge dell’errore: tante scuse alle parti e immediata verbalizzazione dell’accaduto con dichiarazione di astensione da parte del gup e trasmissione del procedimento al coordinatore dell’ufficio (il giudice Lara Fortuna) per la riassegnazione del fascicolo. Si tornerà in aula in altra data e le parti dovranno ri-pronunciare la requisitoria (il pm Benedetto Roberti) e le arringhe (i legali di parte civile Roberto De Nicolao e Fabio Greggio da una parte, il difensore l’avvocato Paolo Marson dall’altra): è la discussione, momento finale in cui si tirano le somme, prima di dare l’ultima parola al giudice. Momento che ha un preciso e codificato rituale a garanzia di tutti: prima parla l’accusa poi la difesa, solo alla fine il giudice decide la sorte dell’imputato. Ora quella discussione monca (solo il pm aveva pronunciato la requisitoria) dovrà essere replicata. Per la terza volta.
Il procedimento, nato male e finito (quasi) peggio, era iniziato tre anni fa, il 5 ottobre 2010, davanti a un altro gup, il giudice Sonia Bello (l’inchiesta risale al 2009). Tra un rinvio e l’altro, solo il 13 novembre 2012 si era conclusa la discussione delle parti. Ma alla vigilia della sentenza, Sonia Bello si è assentata dal lavoro per gravi e giustificati motivi. Al suo posto, dopo alcuni mesi, viene applicato il giudice Bitozzi che, la scorsa estate, eredita una valanga di fascicoli da smaltire. Tra cui quello sul caso di Davide Zago, 37enne di Limena, docente di Educazione fisica e allenatore con la tessera Figc (Federazione italiana gioco calcio), accusato di violenza sessuale continuata e aggravata su tre bambini di 10, 5 e 4 anni.
Il giudizio abbreviato è quasi concluso, manca la sentenza. Ma c’è un nuovo gup: si impone di rifare la discussione e si fissano due udienze. Il 25 ottobre il pm Benedetto Roberti pronuncia la sua (seconda) requisitoria, reclamando di nuovo la condanna a 4 anni e otto mesi. Ieri la parola doveva passare ai legali della parte civile (gli avvocati Roberto De Nicolao e Fabio Greggio) e al difensore (l’avvocato Paolo Marson), poi si attendeva la sentenza del gup Chiara Bitozzi, chiamata a pronunciarsi nell’ambito di un giudizio abbreviato che si svolge “allo stato degli atti” in camera di consiglio (non è pubblico) e consente di ottenere lo sconto di un terzo della pena per legge.
È la solita affollata mattinata di procedimenti, fuori uno, sotto l’altro, neanche un istante di sosta. Dopo una sfilza di udienze, arriva il turno del fascicolo Zago. Tutti entrano in aula, il gup fa l’appello ma non si siede. Estrae un foglio e inizia a leggere il dispostivo della sentenza «... visti gli articoli 442, 521, 533, 535 del codice di procedura penale dichiara...». Sono gli articoli menzionati in caso di condanna. Interrompe un legale di parte civile, l’avvocato De Nicolao: «Signor giudice, si fermi... Non è ancora stata data la parola alla parte civile e ai difensori». Il gup si blocca. «Mi scuso. Mi sono sbagliata ero convinta fosse stata completata la discussione... Diamo atto nel verbale che è stata iniziata erroneamente la lettura del dispositivo...» ammette e subito dichiara la propria astensione. Spetterà a un altro gup pronunciarsi perché lei, avendo anticipato la sentenza (di colpevolezza), non ha più la veste d’imparzialità. L’avvocato Marson non nasconde l’amarezza: «È mortificante... Indica la considerazione che può avere l’intervento della difesa tra i giudici. Non vale proprio la pena di pensare a quanto dicono i difensori? Mi spiace che sia accaduto con un giudice che è sempre molto attenta e scrupolosa». I genitori di una delle vittime: «Siamo devastati. Sono anni che attendiamo la sentenza e giustizia».
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