Guiotto: "A Padova la qualità della vita universitaria è inferiore alle attese dei ragazzi"
Il consigliere comunale del Pd interviene sull'articolo dell'assessore Zampieri: "La vita culturale di Padova guardi più a chi è qui per studiare"

Paolo Guiotto
PADOVA. Faccio anch'io un po' di fatica a seguire la sequenza logica del ragionamento dell'assessore Zampieri. Sicuramente porta alla luce un problema fortemente sentito dai giovani: la precarietà e l'incertezza per il proprio futuro. Da qui sostenere, ma forse ho capito male, che quindi questo è ciò che hanno in testa la gran parte dei giovani e non la qualità della loro vita, specie di studenti, a Padova (se ho capito bene, ma può darsi abbia capito male), ne passa.
Prima osservazione. Io lavoro all'Università e vivo quotidianamente il contatto con molti studenti. Sicuramente non esiste "lo" studente. Ognuno vive l'esperienza universitaria a suo modo. C'è chi esce la sera e chi studia, c'è chi è concentrato solo sullo studio e chi affianca allo studio altre attività (politiche, sociali,...). Sinceramente, fintanto che si resta nei limiti del rispetto e della convivenza, non mi sento di giudicare qualcuno o qualcunaltro, dire che uno è virtuoso perché fa volontariato, qualcunaltro lo è meno perché il mercoledì sera partecipa al rito cittadino degli spritz. E sento frequentemente una cosa, che mi limito anzitutto a registrare: a Padova la qualità della vita universitaria è inferiore alle attese dei ragazzi. E' un dato di partenza su cui a mio avviso chi ha responsabilità di governo dovrebbe riflettere. Perché non c'è solo la questione divertimenti.
I ragazzi chiedono spazi studio, troppo pochi in città, apertura maggiore delle strutture, mezzi pubblici la sera, possibilità di fruire di iniziative culturali che stiano nella cifra della contemporaneità. L'Università di Padova attrae oltre 60.000 studenti, dei quali se non erro 20.000 circa sono fuori Provincia o Regione e quindi risiedono stabilmente in città. La gran parte degli studenti non è residente nel Comune, e quindi da un certo punto di vista (elettorale) non contano nulla. Eppure. Eppure pagano i servizi, portano ricchezza alla città. Basta fare una moltiplicazione solo coi fuori sede: con un affitto di un posto letto per 250€/mese per 11 mesi fanno 55 milioni di euro che entrano in città, che vanno indubbiamente raddoppiati perché poi queste persone mangiano, consumano e "vivono" la città. Fanno una ricchezza per ogni padovano di oltre 500 euro, cinque volte quello che l'Amministrazione può investire in servizi sociali tanto per fare un esempio.
Secondo: l'offerta culturale di Padova guarda poco a questa possibile utenza. Non serve fare un'analisi del cartellone: se ci fosse qualcosa di accattivante (musica dal vivo nei locali come prassi diffusa tanto per fare un esempio) i ragazzi non si ammasserebbero nelle piazze esclusivamente. Invece mediamente l'offerta, pur di buona qualità, vede spesso puntare verso un pubblico più adulto. Mi piacerebbe sapere quanti giovani hanno l'abbonamento al Verdi per esempio. La cosa non è banale perché gli artisti contemporanei di maggior attrattiva per i giovani (vedi Paolini, Celestini, Rossi, etc) che fanno un teatro ironico ma profondo al tempo stesso sono praticamente assenti dalla città.
Terzo: io penso si dovrebbe positivizzare e distribuire sul territorio il fenomeno spritz attraverso una diluizione delle iniziative, col duplice obiettivo di abbassare la concentrazione in un luogo specifico (fonte poi di problemi di gestione) e dall'altro di moderare naturalmente la tensione in zone oggi insicure. Mi spiego: oggi si tende a concentrare tutto in un posto. Se si crea un problema si cambia semplicemente posto, punto. Spritz: dalle piazze al Piovego e ritorno. Occorre un'idea più piena e profonda di città: se la zona istituti, che comprende il Portello (in questi tempi martoriato dal problema sicurezza), fosse vissuta anche la sera fino a notte (con almeno qualche biblioteca universitaria aperta come succede nei campus americani; con locali aperti alla sera; con studenti che risiedono) avremmo: 1) meno gente in centro (quindi una riduzione della pressione sul centro) 2) più gente al portello (quindi con maggiore sicurezza e controllo, addirittura naturale, del territorio). Questo è un aspetto importante, perché le quattro camionette dell'esercito ferme in piazza Erbe o piazza Frutti non servono a niente come si sta evidenziando.
Insomma, concludendo, io credo che il bisogno di discutere di qualità della vita a Padova ci sia, e penso sarebbe serio e responsabile ascoltare e trovare delle prospettive di elevamento di questa: credo sarebbe di beneficio per tutti.
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