«Ho solo fatto il mio dovere di mamma»

VILLAFRANCA PADOVANA. «Caterina questore, subito!», «Una cento, mille Caterine!», «Catia Piras ti nomino cittadina dell’anno, spero che la tua azione sia presa a esempio da chiunque di noi»: sono alcuni dei commenti di sostegno e ammirazione per l’atto di coraggio di Caterina Piras, la madre che venerdì pomeriggio non ha esitato a correre a Padova per affrontare il rapinatore che aveva rubato al figlio giubbotto e telefono. E a tenerlo fermo finché non sono arrivati i carabinieri. Oltre tremila i “mi piace” cliccati all’articolo che descrive l’impresa di questa madre. Lei a volte ha commentato, ringraziato, ribattuto, tra il divertito e il lusingato. A chi la nominerebbe questore lei risponde con un deciso «Pronti!», a chi invece si rammarica che il cazzotto che ha tirato al tunisino che aveva rapinato il figlio non sia stato seguito da alcune manganellate con una mazza da baseball, lei risponde «Infatti, quello che mi dispiace di più è che non avevo niente in borsa da spaccargli in testa». Ai tanti complimenti replica: «Ho solo fatto il mio dovere di mamma e cittadina italiana, stanca di questa gente». Il tanto clamore e la grande partecipazione di persone a commentare l’articolo sono il segnale che la gente avverte la necessità di maggiore sicurezza e di un intervento più deciso delle forze dell’ordine. Lo stesso sentimento che prova Caterina Piras, e che è all’origine della sua azione tenace. Rimane comunque stupita della tanta, inaspettata e improvvisa popolarità. «Ho letto i numerosi commenti e mi sono molto divertita» dice, «anche se ammetto che sono pure un po’ lusingata. Certo che ci vorrebbe maggiore sicurezza, sebbene noi stessi, specialmente noi donne, dobbiamo anche saperci difendere da sole. Con questo non voglio dire che ciò che ho fatto io, debba essere per forza imitato, anche perché sono consapevole di aver rischiato grosso, specie per il fatto che il rapinatore in tasca aveva una siringa usata e poteva usarla contro di me». Venerdì pomeriggio Caterina ha ricevuto la telefonata dal figlio quindicenne, che le raccontava di essere stato rapinato da uno spacciatore tunisino, che l’aveva costretto a consegnargli il giubbotto, con dentro chiavi di casa, documenti e il telefono cellulare. Lei è corsa a cercare il rapinatore fino a trovarlo e farlo arrestare, tornando in possesso di tutto, tranne il telefonino. Se per Padova e la provincia la necessità è quella della sicurezza, una necessità primaria per Caterina è in questo momento la ricerca di un lavoro, e chissà che questa improvvisa notorietà le porti almeno un impiego più stabile e remunerato delle due ore al giorno per un’impresa di pulizie che lavora nelle banche. Vivendo sola con tre figli, un nuovo impiego le farebbe decisamente comodo. E il dover fare i conti con i centesimi nel budget familiare deve averla spinta con maggiore determinazione a cercare in ogni modo di riavere indietro ciò che era stato rubato al figlio.
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