I goliardi: «Non siamo vandali, da noi gioia e cultura»

PADOVA. Riceviamo e pubblichiamo la lettera dei goliardi della Giarda di Padova, che sono venuti a trovarci in redazione:una riflessione sul significato e l’originalità della goliardia oggi.
Fra le pagine di un quotidiano, ancora una volta, la goliardia viene involontariamente vituperata. Ormai dovremmo farci l'abitudine, dicono alcuni, ma io non ci sto. La parola «goliardata» non è una parola a caso, soprattutto a Padova, città che vanta una tradizione goliardica non indifferente. Oggi giorno sono in molti a credere che i goliardi siano dei perditempo, vandali, maleducati e ignoranti, questo in parte a causa dell'uso improprio delle parole che vengono manomesse, svuotate del loro significato e riproposte sotto un'altra luce.
Mi piacerebbe portarvi la mia personale esperienza riguardo a quello che reputo essere il vero significato del termine, tuttavia poche righe non basterebbero perché ognuno vive la propria esperienza goliardica e universitaria in modo diverso. Eppure qualcosa ci accomuna: il sentimento di disgusto di fronte all'accostamento in un vostro titolo di una vicenda riprovevole e penalmente perseguibile con il termine «goliardata» (articolo “Tre amiche rubano felpe, «goliardata» con denuncia” di lunedì 12 dicembre 2011).
Riporto un solo tassello dell'esperienza goliardica, una definizione che sta stretta alla complessità del fenomeno ma che si avvicina molto ad essere illuminante e chiarificatrice:
Goliardia è cultura e intelligenza. E’ amore per la libertà e coscienza delle proprie responsabilità sociali di fronte alla scuola di oggi e alla professione di domani. E’ culto dello spirito, che genera un particolar modo di intendere la vita alla luce di un’assoluta libertà di critica, senza pregiudizio alcuno, di fronte a uomini ed istituti. E’ infine culto delle antichissime Tradizioni che portarono nel mondo il nome delle nostre Libere Università di Scholari. (Primo convegno nazionale dei Prìncipi della goliardia, 16 Aprile 1946)
Da oggi in poi ci auguriamo che si presti più attenzione all'uso che viene fatto delle parole, specialmente da parte di una stimabile testata giornalistica patavina, con la quale abbiamo sempre avuto ottimi rapporti negli anni.
Augurando a tutta la città delle felici e giocose feste, vi porgo i miei più cordiali saluti.
Si Vis Vivere Disce Ludere
El Barto L'Emigrante,
Cunctator Magnus XI del Maximus Giardae Ordo Padua.
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