I Pooh nuovo formato «A 60 anni si riparte dall'energia del rock»

 
TREVISO.
Eccoli di nuovo, i Pooh, formato 3 + 3: gli «storici» Battaglia-Canzian-Facchinetti e le guest star Steve Ferrone batteria, Danilo Ballo seconde tastiere e Ludovico Vagnone seconde chitarre. Li avevamo lasciati nel settembre 2009, al Palaverde di Villorba nell'ultimo spettacolare concerto insieme a Stefano D'Orazio, il batterista che ha lasciato il gruppo dopo 40 anni di sodalizio artistico. Giovedì 2 dicembre li ritroveremo alla Zoppas Arena di Conegliano, penultima delle 7 date che compongono la fase 2010 di questo lungo tour «Dove comincia il sole», che poi riprenderà a gennaio da Cremona, il 17-18 febbraio porterà i Pooh a Trieste e il 19 al Gran Teatro Geox di Padova. Nel frattempo, Roby, Red e Dodi passano da una trasmissione televisiva all'altra, a dimostrazione che l'uscita di D'Orazio - nonostante un primo senso di «smarrimento» e la giusta pausa di riflessione su «che fare dopo» - non li ha disorientati e che la voglia di suonare è ancora tanta. I Pooh oggi corrono musicalmente in una «terra priva di confini dove nasce la libertà». Almeno è quanto cantano in «Dove comincia il sole», il brano (monumentale, due parti per un totale di 11'29") che dà il nome al nuovo album e al tour nei palasport e teatri. Un album concepito, negli arrangiamenti, proprio per dare il meglio dal vivo, in cui i rinnovati Pooh - raddoppiate tastiere e chitarre - recuperano, dopo oltre 30 anni, il suono energico del rock progressive. «I nostri tecnici, al primo concerto di Rimini, sono venuti a dirci di essersi emozionati durante le prove - racconta Red - In questo disco c'è tutto quello che la nostra gente vuole. Siamo tornati a suonare a tutto tondo, è rock vero. Non c'è un loop, non c'è niente di elettrico. Quando a 60 anni gli uomini in genere pensano di andare in pensione, noi invece abbiamo ancora tanta energia e voglia di guardare avanti. Come ha scritto Valerio Facchinetti, il tempo segna chi non sogna». Nuovo sound, dunque, e anche un modo diverso di stare sul palco (disegnato da Red), stavolta in sei.  Cosa si vedrà alla Zoppas Arena? «In questi concerti si parla molto poco e si suona tanto - prosegue il bassista trevigiano - Solo dopo 7 canzoni faremo una pausa per parlare del senso della nostra amicizia. Sul palco, più pieno e "vissuto", ci saranno dei monoliti neri che escono da rocce dolomitiche e tanti amplificatori. Io, Roby e Dodi faremo "Uomini soli" e altri successi a cappella. Quindi, grazie al fatto che ora abbiamo due tastiere, riproponiamo, dopo 35 anni, un pezzo tratto dall'album del 1975 "Il tempo, una donna, la città". Una suite di 9 minuti che non abbiamo più suonato da allora - spiega ancora Canzian - I bis ci vedranno noi tre alle chitarre acustiche, per tornare tutti insieme nel gran finale di "Dove comincia il sole"».

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