I trent’anni “no stop” dell’accalappiacani che sorride ai pitbull

VIGONZA. Al mare alle 4 del mattino e solo perché l’ha ordinato il medico, dentro un loculo a catturare una cucciolata, faccia a faccia con due molossi che avevano appena sbranato una donna. Mille gli episodi nei 30 anni di lavoro di Natalino Bissacco come accalappiacani Usl 15 Alta Padovana. Bissacco ora è in pensione. Dall’82 al 31 ottobre scorso la sua è stata una dedizione totale a questo lavoro, che richiede una reperibilità costante per il servizio veterinario, i carabinieri e i vigili.
«Credo che il giorno di lavoro più brutto della mia vita sia stato quando mi hanno chiamato per catturare i 2 pitbull che avevano sbranato Susanna Bettella a Villafranca», inizia a raccontare Bissacco. «Era una sera d’agosto 2003. Mi arriva la telefonata dei carabinieri di Vigodarzere: “Corri, ci sono 2 cani pericolosi”. Non sapevo ancora cos’avevano fatto, prenderli è stato difficile. “Attento, hanno quasi mangiato una donna”, m’hanno detto. Eppure per tutto il tempo che li ho tenuti nel canile sanitario non hanno dato problemi». Bissacco non ha permesso a nessuno di vederli. «Solo a 2 carabinieri di Vigodarzere,presentati in borghese: credevo fossero curiosi, ho chiesto di esibirmi prima il tesserino».
Cosa vuol dire fare l’accalappiacani?
«Essere sempre reperibile, 24 ore al giorno per 365 giorni l’anno. E imparare a capire e a “parlare” con gli animali».
Trent’anni senza staccare mai un giorno?
«Per i 30 anni di matrimonio i miei due figli si sono messi d’accordo e a sorpresa hanno regalato a me e a mia moglie Silvana due giorni ad Abano in hotel a 5 stelle. Una pacchia. Si sono occupati loro della reperibilità restando a casa dal lavoro. Dopo 5 anni sono andato due giorni con Silvana a San Marino e altri due giorni li abbiamo fatti a San Gimignano, sempre sostituiti dai nostri ragazzi. Stop».
Insomma, lei non ha mai visto il mare?
«Anni fa ho avuto una bronchite terribile e il medico me l’ha ordinato. Così per due anni, a giugno, andavo 2 volte alla settimana a Sottomarina. Mi alzavo alle 4 e mezz’ora dopo ero in spiaggia, facevo una lunga corsa e alle 7 ero a casa».
Episodi particolari?
«Qualche anno fa, nel cimitero di Camposampiero c’erano dei loculi in costruzione. La parte alta era finita e perciò alcune donne salivano su una scala a mettere i fiori. Ma quando scendevano spuntava da sotto una cagnetta che le mordeva. Aveva fatto i cuccioli proprio in fondo a un loculo vuoto. Ho dovuto entrare fino in fondo nella tomba per prenderli. A Taggì di Sotto, due dogo francesi avevano morso il padrone e lui si era rifugiato in bagno. Per fortuna aveva il telefonino. Sono salito con i vigili del fuoco entrando dalla finestra del bagno. Mentre l’uomo usciva dalla finestra col braccio insanguinato, io mi sono occupato dei cani. Una volta, un pitbull ha mandato all’ospedale 3 persone. L’avevano comperato all’estero portandolo a Piazzola in furgone. Nel tirarlo fuori si è scatenato. Era l’1.40 della notte quando mi hanno chiamato. Ho trovato i carabinieri rifugiati in auto, per parlarmi hanno abbassato il finestrino di un centimetro. Col pitbull bisogna sempre sorridere, se dimostri di aver paura sei finito. E i cani meglio comprarli in Italia da allevatori seri. Ho visto molti cuccioli presi all’estero che crescendo diventano bastardoni. A Santa Croce Bigolina un cagnetto aveva scalato l’armatura di un palazzo in costruzione. Dal tetto abbaiava e non riusciva a scendere, sono salito con i pompieri a prenderlo».
Ma lei ha cani?
«Il primo l’ho avuto a 19 anni e l’ho addestrato con il manuale Fioroni. Prima di prendere l’appalto all’Usl 15 avevo un centro di addestramento di pastori. Ora ho un Bretone da caccia e un cucciolo che addomestico per il mio nipotino».
Che cosa consiglia al suo successore?
«Di mantenere sempre la calma, di stare attento ai molossi e di avere una valente spalla: questo è un lavoro per due perché recuperato un animale vanno fatte un mucchio di pratiche. Un grande aiuto l’ho avuto da Silvana, che mi ha tenuto la segreteria e rispondeva alle telefonate quando ero fuori a recupero. A volte uscivo per prendere un cane e tornavo anche con sette».
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