Ici anche alla Chiesa «Pagati 660 mila euro Eccoli in dettaglio»

Sullo sfondo la foto di una scritta vergata in città (“Pagate l’ici o tornate ad Avignone”) e a caratteri cubitali la notizia: «Ecco l’Ici che paghiamo». La Diocesi irrompe sulla polemica innescata per l’estensione del pagamento dell’ici anche agli immobili della Chiesa. E lo fa attraverso il proprio settimanale, “La Difesa del popolo”.
Nel prossimo numero sono state dedicate tre pagine per spiegare che, contrariamente a ciò che qualcuno crede, la tassa viene pagata eccome: «Nel 2011 l’Ici dovuta e versata è stata pari a 660 mila euro e spiccioli». L’inchiesta prosegue: «Sembra un paradosso, ma l’Ici la pagano anche le Cucine economiche popolari, e nemmeno poco: per l’esattezza sono 9.046 gli euro che gravano sulla struttura per via di una delle tante astrusità della legge. Non che manchi, evidentemente, la finalità assistenziale. Ma non essendo le cucine proprietarie dell’immobile, la norma non prevede esenzioni». Nel giornale viene poi indicato che complessivamente il Mad, Movimento apostolico diocesano, (associazione laicale ecclesiale), a cui fanno capo tra l’altro Casa Pio X e la multisala Pio X, ha pagato quest’anno per le sue proprietà 48.868 euro di Ici. Mentre per l’ente Diocesi la spesa Ici complessiva assomma nel 2011 a 32.400 euro. Sono esenti il Vescovado, le ex case canoniche adiacenti alle chiese del centro storico non più parrocchie (San Gaetano, San Luca, San Clemente, San Massimo, via San Pietro) in quanto pertinenze di luogo di culto e poche altre proprietà, tra cui i monasteri di Montegalda e Cogollo del Cengio, la Casa del clero dove risiedono i sacerdoti anziani, la Casa Madre Teresa di Calcutta a Rubano.
La tassa viene regolarmente pagata anche «per tutti i locali di piazza Duomo affittati a esercizi commerciali»: dalla pasticceria alla Libreria San Paolo Gregoriana, con l’unica agevolazione prevista dalla legge per tutti gli edifici vincolati dalla Sovrintendenza e quindi considerati di valore storico: cosa che vale per qualsiasi altro privato cittadino.
Regolarmente soggette al pagamento dell’Ici sono altre proprietà immobiliari affittate in città, come pure soggetto all’imposta comunale è lo stabile di via Cernaia che ospita Telechiara, la Difesa del popolo, Bluradio, Nordest pubblicità, Unitelm, su cui si pagano ben 10.305 euro. L’ente Seminario paga regolarmente l’Ici sulle proprietà giunte nel corso del tempo sotto forma di lasciti o di investimenti. Complessivamente nel 2011 l’importo dell’Ici è stato di 36.160 euro. Per quanto riguarda l’Istituto diocesano sostentamento del clero, il cui patrimonio è utilizzato per statuto al sostentamento del clero, per il 2011 ha versato 305.916 euro di Ici. Un totale che compresa la quota pagata da 360 parrocchie ammonta a circa 660mila euro.
E per chiarire la posizione della Chiesa padovana ecco le parole rilasciate all’economo diocesano don Rino Pittarello: «Per la nostra chiesa l’Ici è una voce di spesa importante, a maggior ragione se si tiene conto della finalità a cui questi beni sono destinati, che non è certo quella di offrire utili. Ma è una tassa consolidata, e che abbiamo sempre pagato proprio perché lo consideriamo un dovere nei confronti dello stato. E se qualcosa, nelle migliaia di cambi di proprietà che si sono succeduti negli anni, fosse sfuggito al nostro controllo, i Comuni sanno che siamo sempre pronti a intervenire».
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