Il commercialista Castellini indagato dalla procura per ricettazione e riciclaggio

IL PROCESSO. Luciano Cadore a sinistra, sulla porta di casa A destra la tomba di Mario Conte
Un nome e due reati, ricettazione e riciclaggio. Spunta il nome del commercialista padovano Alessandro Castellini fra gli indagati nell'ambito dell'heredity-gate da 90 milioni di euro lasciati dall'imprenditore Mario Conte alla vigilia dell'udienza preliminare davanti al gup Mariella Fino che, il prossimo 7 giugno, dovrà decidere se spedire a processo l'ex garzone di bottega, diventato ereditiere, Luciano Cadore con la moglie Flora Cagnin e la figlia Silvia Cadore per le accuse di falso e appropriazione indebita di quel patrimonio sterminato. È un uomo che conta, Castellini, noto sia tra i colleghi che nel mondo della politica, dove vanta importanti amicizie, il sodalizio con l'ex sindaco di Padova nonché deputato piediellino Giustina Destro e la parentela (acquisita per averne sposato la sorella) con l'ex candidato sindaco «azzurro» Marco Marin. Fin dall'avvio dell'inchiesta non è mai stato un mistero che ci sia stata una «collaborazione» tra lui e Cadore. Una collaborazione che Castellini ha sempre spiegato in termini professionali, ricordando il rapporto con il defunto pellicciaio milionario ridimensionato, invece, dagli amici dell'anziano che aveva sponsorizzato la campagna elettorale dell'amica Giustina Destro. Come l'ex maggiordomo-tuttofare Luciano Cadore che, appena incoronato milionario grazie all'eredità incassata, aveva finanziato con circa 15 mila euro la campagna elettorale 2009 di Marco Marin (di cui il cognato-commercialista Castellini risulta mandatario-elettorale), salvo fare pure una cospicua donazione di un milione di euro alla «Libera Fondazione» creata dalla Destro. E chi è intestatario del dominio sul web dell'ente? Sempre il commercialista Castellini che avrebbe lavorato dietro le quinte per blindare i 90 milioni di euro (o forse più) incamerati da Cadore attraverso il testamento da lui «scoperto» dopo essersi fatto nominare curatore dell'eredità giacente: l'istanza per avere l'incarico, a nome e per conto di Cadore, era stata presentata in tribunale dall'avvocato Antonio Castellini, parente di Alessandro. Frugando tra le carte del suo ex «principale» - così ha sempre sostenuto Cadore - l'ex maggiordomo-tuttofare si sarebbe ritrovato tra le mani un foglio scritto da Conte di suo pugno. Poche righe ma chiare: «Nomino mio unico erede universale mio figlio Luciano Cadore». Mario Conte muore il 13 ottobre 2008 e quella mattina il dottor Castellini si precipita a casa dell'imprenditore, in Riviera Mugnai 24, con Cadore: di fronte alla salma del defunto i due sono visti da molte persone alle quali avrebbero confidato di non aver trovato alcun testamento. Il 6 dicembre 2008 Cadore si reca nello studio del notaio Giancarlo Muraro di Asiago per la pubblicazione del testamento, trascritto nella conservatoria dei beni immobiliari il 16 del mese. Poi, a febbraio, Cadore trasferisce al commercialista Castellini 8 milioni di euro gran parte dei quali finiscono nell'acquisto di quote della società immobiliare Aurora srl amministrata dal professionista, mentre a quest'ultimo resta in tasca un milione di euro: da qui l'accusa di ricettazione in quanto i soldi risultano provenienti da un'eredità acquisita tramite un atto falso. Altri 15 milioni dell'eredità prendono la strada di un «paradiso fiscale», le Bahamas, attraverso Bsi con sede a Milano, un istituto di credito fondato nel 1873 a Lugano come Banca della Svizzera italiana, dal 1998 entrata a far parte del Gruppo Generali. L'accusa di riciclaggio è contestata all'artefice dell'operazione. Appunto, Castellini.
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