Il «figliol prodigo» Maurizio Saia

Il senatore dà l'addio a Futuro e Libertà e torna in maggioranza
ADDIO. Maurizio Saia
ADDIO. Maurizio Saia
 Come nella parabola del figliol prodigo. «Ehi, sei tornato! Abbiamo ucciso il vitello grasso» ha detto, a Palazzo Madama, il senatore Pdl Alessio Butti all'indirizzo del collega Maurizio Saia, in procinto di uscire da Futuro e Libertà. Saia ha partecipato, ieri pomeriggio, a una riunione-fiume dei senatori del Fli, che hanno discusso se lasciare o meno il partito e sciogliere il gruppo. «E' una situazione complicata - ha commentato Saia durante una pausa dell'incontro - Sono disperati». Alla fine ha comunque deciso di andarsene insieme al capogruppo Viespoli. Il vertice era stato preceduto, lunedì sera, dal coordinamento dei finiani padovani, svoltosi nella sede provinciale di via Savelli. Erano presenti delegazioni di Treviso, di Verona, di Rovigo e di Vicenza, per indurre il coordinatore veneto, Maurizio Saia, a recedere dal proposito di abbandonare il partito dei finiani che ha contribuito a fondare. Saia ha ribadito ai presenti il suo disagio, acuitosi dopo il varo dell'organigramma del partito da parte del presidente Gianfranco Fini.  All'intervento del senatore hanno fatto seguito ben trentatré interventi. Hanno parlato, tra gli altri, il coordinatore provinciale Lino Ravazzolo, il coordinatore cittadino Tommaso Tommasi, l'ex vicepresidente della Provincia Mario Verza, l'ex sindaco di Piove di Sacco Carlo Valerio, il vicesindaco di Arquà Gianni Callegaro, la consigliera di Vo Paola Bucci.  «E' stata una riunione molto intensa - commenta Ravazzolo - soprattutto dal punto di vista umano. Abbiamo detto chiaro e tondo a Maurizio che gli vogliamo bene e che sbaglia a lasciare Futuro e Libertà. Ma gli abbiamo anche ribadito che crediamo nel progetto di Fini e che nessuno di noi lo seguirà». Sempre ieri, accompagnato dal coordinatore nazionale Pdl Denis Verdini, Luca Bellotti, il deputato rodigino che aveva affiancato Saia agli esordi del Fli, è stato ricevuto a Palazzo Grazioli dal premier Silvio Berlusconi.

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