Il Legionario di Cristo «Conservatore nei valori progressista tra la gente»

 
PADOVA.
«Per me - scrive Benedetto XVI nel suo libro Luce del mondo - Marcial Maciel rimane una figura misteriosa. Da un lato c'è un tipo di vita che, come ormai sappiamo, è al di là di ciò che è morale: un'esistenza avventurosa, sprecata, distorta. Dall'altro vediamo la dinamicità e la forza con cui ha costruito la comunità dei Legionari di Cristo».  San Canziano, piccola chiesa tra Canton del Gallo e Piazza delle Erbe, è per tradizione quella dove i padovani vanno a chiedere una grazia a Santa Rita. La scrivono su un quaderno a fianco dell'altare a lei dedicato. La ripetono accendendo una candela. La sussurrano inginocchiati davanti al Cristo morto a grandezza naturale: simbolo per eccellenza dell'umana sofferenza e della speranza divina.  Dal 2001 Padre Nivardo Quezada, Legionario di Cristo, è rettore di San Canziano. Ma in pochi anni è divenuto molto altro per la comunità allargata, che a lui accorre come ad un profeta. Un annunciatore di Verità. In grado d'accendere la luce, che illumina le coscienze e scalda i cuori.  Una piccola folla s'accalca alla sua messa pomeridiana della Domenica, per ascoltarne la parola e godere d'un carisma, fatto di sofisticata semplicità. Di certezze spirituali, che riordinano il pensiero e placano l'angoscia del dubbio; il vuoto dei valori nella società odierna.  
Padre Nivardo, come ha vissuto in prima persona la condanna senza appello del vostro fondatore da parte del Papa, che pure ha definito «sana» la comunità dei Legionari?
 «Ciò che ha riguardato Maciel non ha coinvolto giocoforza i membri della comunità. Il cardinale De Paoli, delegato dal Papa per accompagnarci nel nostro percorso, ci sta aiutando a rivedere la congregazione, a capire cosa portare avanti e cosa modificare. Con delicatezza ha confermato tutti i Superiori prima di compiere una radicale revisione interna. Ci ascolta ad uno ad uno, collabora con noi, ma nostro è il lavoro di riflessione».  
Ci racconta in sintesi la sua biografia?
 «Sono nato in Messico quasi sessan'anni fa (con un tocco di vanità tace l'anno esatto) e a 19 sono venuto in Europa; ne ho trascorsi altri 11 in Spagna, dove ha avuto inizio la mia vita religiosa, e il resto in Italia. Dal'73 al'79 ho studiato filosofia e teologìa all'università Gregoriana e all'Angelico a Roma. Dal 2001 con un gruppo di confratelli siamo a Padova per collaborare al ministero della chiesa locale. Non abbiamo parrocchie nostre».  
Perché ha scelto di farsi prete nei Legionari di Cristo?
 «Non ho cercato io, è stato il Legionario a trovarmi. E' Dio che sceglie e ti fa trovare; così come fa incontrare l'uomo e la donna, che si innamorano l'uno dell'altra. A me è accaduto a 19 anni, all'inizio dell'Università: il Legionario che ho conosciuto era un modello di sacerdote diverso da quelli che conoscevo (avevo due zii ed un fratello sacerdoti), con un diverso tipo di apostolato. Mi ha colpito la dimensione internazionale del movimento, la sua apertura al mondo, ovunque ti chiamino».  
Che differenza c'è tra la Legione di Cristo ed il Regnum Christi?
 «La Legione è la nostra congregazione di consacrati; il Regnum è il movimento di laici, tramite cui noi Legionari operiamo nella società. L'uno e l'altro sono espressione d'adesione ed amore al Papa, entrambi mettono 5 grandi amori al centro della vita: quello a Cristo; a Maria sua madre; alla Chiesa da servire; al Papa, pastore e capo della Chiesa; alle anime, destinatarie del nostro impegno».  
Venite spesso percepiti dall'esterno come una forza integralista e conservatrice
.  «E' un'osservazione che ricevo spesso. Sì, sono un conservatore. Voglio conservare la fede e i suoi valori. Ma nell'apostolato mi sento progressista. I Legionari portano la tonaca, ma usano tutti i media, vecchi e nuovi. A Roma abbiamo due università ed un Centro di Formazione per 500 seminaristi: vuol dire che integralismo e conservatorismo sanno dare buoni frutti».  
La formazione è importante nel vostro apostolato?
 «Nel Regnum Christi confluiscono giovani, universitari, adulti, cui impartiamo una direzione spirituale, una formazione religiosa ed umana in un ambiente accogliente. Per noi una persona formata è un individuo cosciente della sua vita cristiana, che si impegna a restituire alla società ciò che ha ricevuto. Ci dedichiamo anche agli adolescenti.  
Perché nel secolarizzato mondo attuale il vostro movimento cresce con tanta vitalità?
 «La gente ha più che mai bisogno di risposte ai grandi problemi dell'esistenza. Trovandole da noi sente che esse non sono proprietà privata e vuole condividerle con altri. Non trascuriamo poi che la vita di ordine, disciplina e serietà della Legione attira molto i ragazzi, senza nulla togliere alla dimensione della gioia. Ma la Legione non è solo formazione, è anche a servizio del sociale: il 15% dei nostri sacerdoti sono missionari nel sud del Messico e cerchiamo ovunque i mezzi per aiutare le famiglie povere dell'America Latina».  
Come vede la Chiesa oggi?
 «Come parte del mondo in cui viviamo: immerso in un cambiamento complicato, sperduto in una confusione totale, spogliato dei princìpi, che lo avevano retto sino ad un passato non lontano. Tutto scorre così veloce, che la Chiesa non è riuscita a star dietro al cambiamento. Al momento i valori del Vangelo sembrano star fuori dal forum culturale imperante. Ma la Chiesa sarà sempre il punto di salvezza per l'umanità. Purtroppo il Papa non viene seguito neppure dentro la Chiesa».  
Nel senso che la fede dovrebbe essere adesione acritica alla Chiesa?
 «Mai. Ma la Chiesa stessa dice: non c'è conflitto tra fede e ragione, fede e scienza, entrambe provengono da Dio. La scienza ti obbliga a credere ai suoi percorsi, la fede ti lascia libero di scegliere. Invece che viverle in opposizione, bisognerebbe trovarvi i punti di coesione. La fede risponde ai campi trascendentali dell'essere, la scienza si occupa della materia. La filosofia dà la risposta della ragione alle domande degli uomini, ma ad un certo punto si ferma. Mentre la fede è la risposta di Dio».  
Oggi la Chiesa è accusata di occuparsi troppo di politica... Cos'è la politica oggi?
 «Un tempo era un programma al servizio del bene comune, oggi sono poltrone, su cui ci si arrocca per fini di potere. Tutti cercano di contrapporre, pochi ad unire. Trionfa il peccato originale, dove è il diavolo a dividere. Peccare è divisione tra i principi che professo ed i comportamenti, che pongo in essere. La Chiesa è rimasta l'ultimo bastione, che cerca di unire».  
Dopo il Vaticano II anche la chiesa pare essersi arroccata in se stessa, i suoi vertici sono lontani dal laicato.
 «Affatto! I movimenti sono nati o si sono rafforzati dopo il Vaticano II, oggi la forza della Chiesa sta dentro di essi».  
Eppure il loro crescente potere politico ed economico viene guardato con diffidenza da parte della società...
 «Non faccio politica e non entro nel merito di soldi e potere. Confermo il laicato dei movimenti come una grande energia per la Chiesa».  
Lei è oggi una figura carismatica per i cattolici locali, le sue prediche riempiono le Chiese: per quale motivo?
 «Non so risponderle... Noi Legionari pensiamo di avere un Vangelo semplice, alla portata della gente. Io non faccio politica, filosofìa, non prendo posizioni ideologiche. Forse la risposta sta proprio nel porgere il Vangelo con semplicità».

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