Il marocchino suicida era ingegnere e pittore

Il ricordo: «Per un problema burocratico non ha preso la specialistica, da lì sono iniziati i problemi»

«Cherkaoui Ghazzar era un ingegnere informatico. Aveva studiato all’Università di Padova e abitava in una casa dello studente dell’Esu fino a quando un inghippo burocratico, probabilmente legato al rinnovo del permesso di soggiorno, gli ha impedito di continuare gli studi per conseguire la laurea specialistica». Inizia così la testimonianza di una conoscente del marocchino che il 3 gennaio scorso si è buttato dal terzo piano di un condominio di via Sansovino. Un gesto estremo maturato per la frustrazione provata non riuscendo a trovare un lavoro.

« Da quel momento sono cominciate le peripezie di Cherka, che le aveva provate davvero tutte per cercare un’occupazione» continua la conoscente. «Ricordo quando andava con pazienza ma con tenacia a bussare a tutte le agenzie di lavoro interinale del padovano. Finalmente arrivò una risposta positiva. Gli avevano trovato un contratto. Si trattava di una fabbrica a Santa Maria di Sala (Venezia) dove Cherkaoui andava a fare il turno di notte, e ci andava in bicicletta da Padova. Per ringraziare l’impiegata dell’agenzia le regalò un quadro dipinto da lui. Come faceva spesso. Tutti i suoi amici hanno in casa un ritratto a matita o una poesia scritta di suo pugno. La musica classica, il filosofo Averroè e gli scacchi erano altre sue passioni, oltre alla conoscenza dell’arabo, francese, inglese e italiano. Si adattava a fare tutti i lavori che trovava Cherkaoui, peccato durassero pochi giorni o pochi mesi. Poi si doveva ricominciare da capo, darsi da fare e ancora altri sacrifici. Tanti lo hanno aiutato, ma volentieri, perché era una brava persona e la sua gentilezza e cortesia erano il suo biglietto da visita. Il primo di gennaio era il suo compleanno».

Un volo di dieci metri che non gli ha lasciato scampo. Chi lo conosceva non vuole che il suo ricordo svanisca. (e.fer.)

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